29/09/2012 11:52
Nemmeno con la Roma, però, si è lasciato bene.
«Mi è dispiaciuto non far parte del progetto degli americani, ma nelle società quando si è in troppi non si lavora bene».
Uno tra lei e Franco Baldini era di troppo.
«Con Franco eravamo insieme a vedere Fiorentina-Juventus. Non lo vedevo da un anno, da quando è stato scelto dalla nuova proprietà. Tra di noi c'è sempre stata stima reciproca ma le nostre figure sarebbero state incompatibili».
Le piace come è strutturata la nuova Roma?
«Ha gli uomini giusti al posto giusto, in tutti i settori».
Cosa pensa di Zeman?
«Per lui ho una stima incondizionata. Un giorno ero a Istanbul a giocare una gara di pallavolo, lui venne a vedere la partita e mi raccontò la sua storia. Mi piace la sua mentalità sempre offensiva».
E di Conte?
«Antonio è uno di quei tecnici, mi hanno detto, che nello spogliatoio legge brani del mio libro per motivare i suoi calciatori. È molto attento e di vedute aperte perché ha capito che l'approccio motivazionale è importante».
È giusto che alleni nonostante la squalifica?
«Se c'è una regola che gli permette di farlo, è giusto. Poi possiamo discutere se la regola è corretta. Magari in futuro sarà cambiata».
La crisi del calcio italiano è irreversibile?
«La mia paura è che in questo modo la gente smetterà di tifare. Episodi come quello di Cagliari allontanano le persone e gli stadi saranno sempre più vuoti».
Come se ne esce?
«Con l'organizzazione e la comunicazione. C'è bisogno di un cambio di cultura.
Sembra di sentir parlare un dirigente della Roma.
«Quando sono arrivati gli americani le idee erano affini. Se la Roma riuscirà a portare avanti le sue idee, farà il salto di qualità».
Tornerà nel mondo del calcio?
«Quando qualcuno riterrà che ci sarà bisogno di me...».
Se vince la Roma esulta?
«Ho detto a mio figlio di non portare sciarpe giallorosse e, nel caso, di rimanere impassibile. Perché la vendetta è un piatto che va servito freddo».