«Non sono io lo scandalo. Vado in galera da innocente»

24/09/2012 10:57

Giura amore eterno alla Sardegna e al Cagliari («chi dice che lo vendo? Non lo farò mai, quello sì che sarebbe un atto di arroganza: la squadra non è mia ma dei tifosi»). E puntualizza con veemenza: «In Sardegna viviamo una specie di stato di polizia, nulla è agibile: la caserma dei vigili del fuoco, lo stadio, gli alberghi. Quanto a me, ho sempre cercato di onorare il calcio e le mie cariche, quando il nostro mondo si stava sfasciando sono stato tra i pochi a tenerlo insieme e devo sentire Abete che mi dice quelle cose. Ma scherziamo?». Sì, però le regole dicono altro: come si fa a invitare i tifosi alla disobbedienza civile e poi sperare di farla franca? «Ma io – conclude – non spero di farla franca, se ho sbagliato pagherò. Rispetto le istituzioni, mi diano anche una penalizzazione oltre il 3-0 a tavolino, ma non m’importa: meglio andare in prigione da innocente che da colpevole».



Abete nel pomeriggio aveva definito «inaccettabile» il suo gesto. «Ha provocato – attacca il presidente federale da Varsavia - un danno d’immagine a tutto il calcio italiano. Gli atti di Cellino sono da sanzionare anche oltre i limiti della giustizia sportiva. Si è partiti quasi scherzando – ricorda Abete – con Cellino che diceva di avere quattro stadi a disposizione, e si è arrivati a questo. È incredibile, inaccettabile e sconcertante. Tutto questo verrà certamente sanzionato, ma la Lega ne deve trarre una morale e cogliere lo spunto per migliorare la qualità dei comportamenti dei suoi dirigenti». Beretta è stato altrettanto duro. «Il comportamento del Cagliari è incomprensibile, abbiamo lavorato a lungo con il prefetto per far giocare la gara in condizioni di sicurezza e una soluzione era stata trovata». Il giudizio politico di Maurizio Beretta sulla vicenda è chiaro, «quello giuridico – aggiunge il presidente della Lega – tocca al giudice sportivo». Se Lotito attacca la Roma, almeno Marotta evita l’ennesimo scontro tra i giallorossi e la . «Se hanno fatto ricorso – dice il bianconero - avranno i loro motivi. Ma questa è una pagina triste del made in Italy». Inaccettabile davvero per tutti.