21/09/2012 11:47
Sembra che il Daniele Conti, in principio allevato e forgiato nelle milizie giallorosse, nelle quali esordì proprio sotto le insegne del grande condottiero Zdenek, fosse costretto allesilio perpetuo nellisola denominata Sardegna, insegne rossoblù del Cagliari. In questo lungo esilio il giovane divenne uomo affinando le sue qualità di guerriero che, inspiegabilmente, assurgevano al massimo valore proprio quando cera da incrociare le armi con le truppe giallorosse, di cui il vecchio padre Bruno era rimasto gran consigliere.
Così, gonfiando spesso la rete giallorossa e finendo altrettanto spesso per azzuffarsi in campo con gli avversari portatori di cotanta maglia, Daniele Conti, che tutto amava della stirpe romanista, cominciò invece ad essere indicato dai fan capitolini come una sorta di traditore. Frutto del rosicamento dovuto alle imprese del Conti stesso che, quando vedeva giallorosso, partiva lancia in resta. Forse perchè il rosicamento era più suo che dei romanisti, forse perchè fu lui ad essere tradito e non viceversa.
In illo tempore la quaestio-Conti si ripresentava puntuale un paio di volte lanno. Poi con labbandono delle scene belliche di Daniele, quella storia avvolta nella leggenda cominciò a perdersi nelloblìo, salvo tornare improvvisamente alla ribalta con il ritrovamento delle poche righe di cui sopra, come se fosse oggi, anzi, dopodomani. «Daniè nun ce castigà...»