18/09/2012 13:44
Erano i mesi del closing, della squadra da rivoluzionare, dell'amareggiato Montella che disilluso si accasava a Catania, di Luis Enrique e del suo tablet, de gli americani non esistono e se esistono sono prestanome messi lì dalla banca o, perché no, dai Della Valle, veri burattinai della nuova Roma. Qualcuno rimpiangeva Sawiris o vedeva apparire in sogno Soros. C'era chi credeva ancora in Angelucci e chi continuava ad aspettare che Angelini si palesasse. Intanto, in attesa di Franco Godot Baldini, per la Roma operava Walter Sabatini, vero frontman di un club che a parte voli sporadici in Italia di Thomas DiBenedetto, stava ancora tracciando il proprio identikit.
Sabatini lavora, tanto, e parla, ancora di più, forse troppo. Ma lavora. E compra. Dimostrando però di essere molto più portato al ricamo delle iniziali che impreziosiscono camicie di alta sartoria, che a lavorare la lana per confezionare maglioni. Eccellente talent scout, a volte impreparato alle inattese emergenze. Quindici mesi fa trova tre reparti da rifare. Si diceva: possono restare Burdisso, De Rossi, Totti. Il resto, via. E' ciò che accade. Nella Roma attuale sono rimasti loro, tra i titolari, più Taddei, buono per tutte le stagioni. Il resto, via. Dentro, invece, tanti altri.
Ma siamo quello che mangiamo perché un conto è rivoluzionare una squadra, un conto è farlo dando priorità a un reparto piuttosto che a un altro. Quindi, siamo ciò che compriamo. La Roma nel 2011 porta in giallorosso 11 giocatori (cui aggiungere il riscatto di Borriello dal Milan, roba da 10 milioni): 1 portiere, 4 difensori, 2 centrocampisti, 4 attaccanti. A gennaio arriveranno Marquinho e Nico Lopez. Stekelenburg costa 6,32 milioni; Heinze e Nego arrivano a parametro zero; Jose Angel (4,5) e Kjaer (prestito da 3 milioni) costano complessivamente 7,5 milioni. Per la difesa, la Roma spende, portiere a parte, 7,5 milioni. Pjanic (11) e Gago (prestito da 0,5 milioni), i due innesti di mediana, costano complessivamente 11,5 milioni di euro.
Tenenedo fuori dai conti Bojan, trasferito al Milan quest'anno, alla Roma Osvaldo e Lamela costano 15 milioni l'uno, il prestito di Borini 1,25, il riscatto di Borriello 10. In attacco, la Roma spende 41,25 milioni di euro.
Passano i mesi, Luis Enrique capisce di aver fallito, la Roma formato gruviera è costretta ad azzerare tutto quanto è stato fatto, ma soprattutto detto, nel corso di una stagione contraddittoria, fatta di coup de théâtre, effetti speciali poco produttivi, neologismi difficili da digerire per un ambiente ricettivo sì, ma non al punto da dover ingoiare sconfitte in serie ingerite con leggerezza da chi a Trigoria comanda o lavora sul campo. Vincere è superfluo. Giocare bene utopia. L'importante è predicare un progetto, tecnico, fallimentare, nonostante la strenua difesa del Baldini tradito da Luis Enrique, che preso atto della sua inadeguatezza, lascia in lacrime i suoi ragazzi, che umanamente lo avevano sposato, pur non riuscendo a capirlo in mezzo al campo.
C'è da rifare la Roma. E Sabatini tra una conferenza stampa atta a spiegare cosa sia un top player, e un'altra atta a generar scompiglio non dando certezze su De Rossi, lavora. Sodo. Come al solito. Amante viscerale del pianeta calcio. Giramondo infaticabile con l'obiettivo di scovare protagonisti futuri del football.
Al primo settembre scorso si tirano le somme di due mesi (ufficiali) di negoziazioni. La Roma spende al mercato 44,3 milioni di euro, ne incassa 20,45, il saldo negativo è di 23,85 milioni di euro. Arrivano 10 nuovi giocatori. Ritorna Florenzi, movimenti entrata-uscita fanno spendere soldi per Stoian, si riscatta Tallo. In difesa, ecco Balzaretti (4,5 milioni), Castan (5), Piris (prestito da 0,7 milioni), Marquinhos (1,5). Più Dodò a parametro zero. Per la difesa, la Roma spende 10,2 milioni di euro. A centrocampo si conta il riscatto della comproprietà di Florenzi (1,25 milioni), l'arrivo di Tachtsidis (2,5), Bradley (3,25), Lucca (0,7), più i soldi spesi per riscattare Marquinho (3,5). Il centrocampo, costa alla Roma 11,2 milioni di euro.
In attacco, Borini viene riscattato alle buste a 5,3 milioni (e poi rivenduto a 13,3). Destro viene pagato per un prestito stra-oneroso, 14 milioni. Rilevare Tallo costa 1 milione. Per l'attacco, Borini escluso, la Roma spende 15 milioni di euro. Per la difesa, in 3 sessioni di mercato, la Roma ha speso 17,7 milioni di euro (7,5 nel 2011, 10,2 nel 2012). Per il centrocampo, 22,7 (11,5 nel 2011, 11,2 nel 2012). Per l'attacco, 56,25 (41,25 nel 2011, 15 nel 2012).
Cifre che inquadrano l'indole di chi opera sul mercato per conto della Roma. Sabatini parla di calcio arrogante, di Roma bambina e costruenda. Ama le scommesse e i giovani scapigliati. Futuri talenti o flop inenarrabili (do you know Jose Angel?). Si corre sul filo del rasoio, o diventi fenomeno, o un guaio. E se sei difensore devi costare relativamente poco. Perché chi si nutre di Sud America, notoriamente pensa che vincere è un verbo che si coniuga attaccando. Lo dimostra la Roma che per la prima linea spende 38,55 milioni di euro in più di quanto gli costa la difesa. Reparti che ripartivano dallo stesso numero di effettivi, reduci dalla Roma sensiana: Totti in avanti, Burdisso dietro. In mezzo, De Rossi, cui fanno compagnia centrocampisti costati complessivamente 5 milioni in più dei difensori.
Per una stagione intera, si discuterà sui gol presi della Roma: colpa degli schemi di Zeman o degli errori dei singoli? Film già visto, accadeva già con Luis Enrique. E nato prima l'uovo o la gallina? La risposta, forse, sta nei numeri. Se Destro costa 14 milioni di euro per il prestito ultra oneroso, puoi pensare che se gioca male si tratti di un'eccezione. Tendi a credere che il talento emergerà giustificando la spesa. Se Piris (che nessuno ne faccia un capro espiatorio, please) stecca tre partite su tre, e sai di averlo pagato 700 mila euro, tendi forse a pensare che pur potendo migliorare, non possa essere in prospettiva la reincarnazione di Cafu o di Claudio Gentile. La Roma spende per attaccare. L'auspicio è che faccia sempre più gol degli avversari, che rischiano di fargliene parecchi.