04/09/2012 09:21
Avversari sì, nemici mai, è lo spot che si vuole lanciare insieme con il premio consegnatogli ieri. Eppure Zeman da sempre è nemico della Juventus (o viceversa), perché ha denunciato alcuni aspetti poco chiari che poi sono finiti sotto la lente della magistratura ordinaria e sportiva. Conseguenze? Qualcuno si è rovinato limmagine, lui ha semplicemente smesso di allenare nel calcio che conta. Troppo scomodo per i potenti. Ora che è tornato, va avanti con gli stessi principi ma si ritrova a lottare per lo scudetto, tra le altre, proprio contro la Juventus e se vogliamo è una novità assoluta. Con i bianconeri sempre sfide dialettiche, ora siamo al duello sportivo. «Nei campi si vedono anche gesti positivi. La Roma sta cercando di fare calcio, i giocatori devono avere rispetto per gli avversari, stringere loro la mano a fine partita. Esistono già premi per la disciplina, ma questo non interessa a nessuno», le prime parole del boemo in Campidoglio, il giorno dopo San Siro, stadio diventato amico. Lo hanno visto tutti lo striscione dedicato a lui dalla gradinata Nord, quasi anticipando il premio ricevuto dal sindaco di Roma. «Mi ha fatto piacere, sono convinto che la gente vuole vedere il calcio come sport pulito e sono contento che ci credano in tanti. I tifosi vogliono essere parte integrante dello spettacolo».
La mattina seguente è sempre più dolce dopo una vittoria così. Zeman è tornato a stregare la gente, al di là della disciplina, delletica e del calcio pulito. La Roma batte e lInter e un popolo torna a sognare. Che ne pensa, Zeman? «È sempre una bella soddisfazione quando si vince, noi lo abbiamo fatto con merito, la squadra si è espressa bene e io sono molto contento. Lo scudetto? Non so quanto tempo ci voglia affinché questa diventi la mia Roma, però stiamo lavorando bene e i risultati stanno arrivando. Quanto allo scudetto, il concetto è sempre lo stesso: vogliamo competere e giocarcelo, vogliamo disturbare tutti sul campo, speriamo che tutto questo ci riesca. È un peccato interrompere il campionato dopo un risultato importante, abbiamo otto-nove nazionali, speriamo tornino con lentusiasmo che hanno mostrato contro lInter».
Lentusiasmo non manca a Totti, che corre come un ragazzino. «Su Francesco niente da aggiungere, quel che penso lo vado dicendo da tanto tempo: da quindici anni è un giocatore importante, un fuoriclasse, sono contento che stia in forma, ha fatto la preparazione molto bene e i risultati si vedono». Bene anche i calciatori più giovani, vedi Tachtsidis e Florenzi. «Cè una buona rosa di giocatori a disposizione, possono essere utili tutti, il problema è indovinare i tempi di quando deve giocare uno o un altro». Tutto bene adesso, quando invece, dopo il Catania, era tutto da buttare. Roma è così, forse il difetto maggiore di una città meravigliosa e ansiosa. Zeman di ansia ne ha poca. «È normale che a inizio campionato nessuna squadra sia pronta, alla prima non abbiamo fatto poi tanto male, abbiamo preso due gol in fuorigioco...». Lo ricorda a sette giorni di distanza, lo ha detto quella sera stessa. Le solite polemiche contro gli arbitri? Non esisterà mai una giornata di campionato senza polemiche. «Si parlerà sempre di arbitri, sono persone importanti che stanno in campo e prendono decisioni, ci sarà sempre da ridire». Zeman parla anche di Bergonzi, direttore di gara domenica a San Siro. Il fischietto di Genova nelle ultime tre partite in cui ha diretto la Roma, ha tirato fuori tre rossi: due volte per Stekelenburg, una per Osvaldo. Su questultima, il pensiero del boemo si divide. «La prima ammonizione che Dani ha preso era perché ha calciato dopo il fischio, ma la stessa cosa lhanno fatta altri giocatori e non è successo niente. Detto questo, se Osvaldo non protestasse sarebbe meno antipatico agli arbitri». Di arbitri questanno, evidentemente, la Roma può parlarne. Zeman almeno lo fa. Lo scorso anno non era possibile. Qualcosa è cambiato. Tutto, forse.