Zeman, l'utopia in crisi

30/09/2012 17:25

Dopo il pareggio un po' grigio di Firenze, la ha reagito con la rabbia delle grandi: e di certo non avrebbe potuto augurarsi avversaria migliore. Sia per la carica motivazionale che solo il bersaglio-Zeman può trasmettere; sia per l'ampia libertà di manovra concessa (specie per uno come Pirlo, soffocato spesso, di recente, dalle marcature avversarie). E comunque, se dopo sei giornate che continuano a prolungare il record d'imbattibilità, l'unico neo è rappresentato da un pareggio contro una bellissima , c'è poco da sottilizzare. La squadra porta avanti il cammino trionfale intrapreso con : e, anzi, mentre pare anche migliore dell'anno scorso, tutte le altre (teoriche) concorrenti, tranne il , danno l'idea di aver fatto più d'un passo indietro.

Per Zeman il momento è critico: solo il derby, a Roma, è sentito più della sfida con la e il 4-1, che avrebbe potuto anche essere più pesante, fra traverse e occasioni varie, è un boccone troppo amaro da mandar giù. Con le poche parole distillate nel dopo partita, il boemo non ha nascosto l'evidenza: questa Roma non è la sua Roma e, in mezzo al guado com'è, si ritrova puntualmente in balìa di se stessa e degli avversari, come s'è visto, ancor prima che con una grande , anche con le più modeste Catania, , Sampdoria. Impossibile, stavolta, invocare gli alibi più gettonati, come le papere del , o il calo fisico nella ripresa. Paradossalmente la squadra è andata meglio (o meno peggio) nella ripresa mentre al povero Stekelenburg poco si può imputare (a parte un'incertezza sulla punizione di Pirlo per l'1-0). La sensazione, allo Stadium, è stata quasi di un rigetto nei confronti dell'utopia zemaniana. E la feroce linearità della ha, ovviamente, accentuato il contrasto con l'indefinitezza giallorossa. Brutta storia per il profeta del calcio-spettacolo. Bellissima, invece, la storia senza fine della che conosce se stessa ma non conosce la sconfitta .