30/10/2012 09:11
Magari Zeman tra qualche tempo dimostrerà il contrario, ma al momento il verdetto è questo: due su due. Dopo Luis Enrique forse sarebbe servita, o forse sarebbe meglio dire «bastata», un po' di normalità. Poi c'è l'allenatore che ha la sua quota di responsabilità. Sì, il bel gioco, il 4-3-3, l'evoluzione tattica dell'attacco sempre e a tutti i costi: ma la capacità di adattare il suo gioco al materiale tecnico che ha disposizione, non è certo l'arma vincente del boemo. Anche qui torna in mente una scena da film targata Troisi: quando l'attore napoletano invita il secchio d'acqua a spostarsi con la sola forza del pensiero: «vieni... vieni... vieni!».
Così, aspettando che il «secchio» si muova, (e quindi che Tachtsidis diventi un giocatore veloce, che De Rossi si innamori del ruolo di interno così bene interpretato in nazionale, Destro diventi un esterno e Pjanic prenda bene di fare il panchinaro), la Roma continua a perder terreno e punti in classifica. Dulcis in fundo la squadra. Troppo facile accollare tutto solo al povero greco quando lì in mezzo c'è gente che guadagna dieci volte e non rende altrettanto. Basta giocatori che si chiamano fuori e scissioni all'interno dello spogliatoio.
Ognuno si assuma le sue responsabilità, tiri fuori gli attributi per quella che professa essere la sua causa vitale.E se fatta la tara delle tre situazioni, divise le colpe e tracciati i bilanci la società dovesse percepire che il problema si possa ricondurre «solo» a Zeman (cosa della quale molti tifosi giallorossi sono convinti), allora si cambi: ma subito! Il tempo è denaro... e punti in classifica. Intanto la Roma si gode le due uniche cose positive giunte dalla nona giornata di campionato: 1) Il fatto che domani si giochi di nuovo e quindi ci sarà poco tempo per rimuginare sull'ultimo ko. 2) La squalifica di Tachtsidis: che costringerà il tecnico, suo malgrado, a cambiare il centrocampo.