Hic manebimus optime

03/10/2012 11:18

Il frizzante divertimento zemaniano tarda ad arrivare. Nasce dalla somma di questi dati la virtuale valigia già aperta sul letto di Franco Baldini. L’addio di . Il forse ciao ciao di Zeman. Il giornalismo ipotetico del terzo tipo che annuncia notizie e contemporaneamente le imminenti smentite in arrivo non ci ha mai rapito nè convinto. Strombazzare eventi che potrebbero, forse, quantunque, chissà, magari, approssimamente, più o meno, potenzialmente avverarsi “tra qualche mese, certo non ora” non mi è parsa mai informazione. Anzi: non è mai stata informazione. Ma altro. E a distanza di pochissime ore da queste secchiate di giornalismo si viene a sapere che non si muoverà da Roma e non se lo è mai sognato, che Baldini non partirà per Londra, che continua imperterrito a fumare sigarette dei monopoli di Stato, e Zeman non è discusso da nessuno che abbia un minimo di cervello in zucca.

La proprietà mantiene calma e fiducia nei suoi uomini e lo ribadirà. Nessun complotto di big, nessuna smobilitazione. Frustrazione e rabbia per risultati che non vengono e per maglie non onorate, questo sì. Ancora tanto lavoro da fare per avere una squadra massiccia e solida, questo sì. Ma appofittare di un discorso così ampio e articolato come l’assemblaggio della Roma per seminare aria di fallimento sportivo dai bocchettoni di cambuse dove si frigge di tutto, non è una bella cosa da vedere. La mente corre immediatamente alla richiesta di spiegazioni e ci si interroga sul perché di tali attacchi. Che cosa può infastidire della Roma? Il suo carattere americano? Il suo essere diversa? Una sorta di questione morale di berlingueriana memoria che abbiamo nel dna? Il suo voler costruire e stabilire come fare e dove fare il suo nuovo stadio? Tutto e tutto insieme? Saperlo renderebbe ogni cosa più semplice e chiara. Speriamo che ce lo confessi Baldini appena atterrato a Londra. O che ce lo scriva brevemente da Milano con gli auguri di Natale.