10/10/2012 14:02
L'ha annunciato lo stesso Palotta al Sole 24 Ore ieri, sostenendo di avere pronto un investimento da 200 milioni di euro, e spiegando come la nuova struttura sarà pronta entro il 2016. Nei mesi scorsi in effetti la Roma aveva dato mandato ufficiale di studiare le aree possibili per il nuovo stadio a «Cushman & Wakefield LLP», una delle più grandi società di consulenza immobiliare internazionali, che ha una sede in Italia. Sono state selezionate prima dieci aree, poi il 28 giugno scorso il consiglio di amministrazione della Roma ha costituito un mini-gruppo di lavoro per affiancare i consulenti immobiliari e arrivare alla short list. I tre consiglieri di amministrazione, Mark Stephen Pannes, Claudio Fenucci e l'avvocato Mauro Baldissoni dello studio Tonucci, sono arrivati a settembre di fatto a una mini rosa di tre aree possibili, che negli ultimi giorni si sono ristrette a due. La prima è un'area dell'Eni accanto al quartiere romano di Testaccio. La seconda è un'area del gruppo Parsitalia di Luca Parnasi (storica famiglia di palazzinari nati sulle ceneri di una celebre immobiliare vaticana) a Tor di Valle, vicino all'ippodromo e alla via del Mare.
Secondo indiscrezioni autorevoli, sarebbe proprio questo terreno il prescelto per fare felice Alemanno. Quello Eni era ritenuto interesante e anche più facile da raggiungere, ma nel terreno passa un gasdotto e l'area dovrebbe essere bonificata con spese elevate che il venditore non sembra disposto ad accollarsi. Con l'opzione Parnasi farebbe un mezzo affare anche Unicredit, che più volte ha annunciato il suo desiderio di ridurre la quota ancora contenuta nella Neep Holding, che controlla il 78% delle azioni del club. Il gruppo Parsitalia sembra infatti interessato a rilevare la metà di quella quota (20%) grazie all'operazione nuovo stadio. Ci vorrà ancora circa un mese perla chiusura dell'operazione, perché un architetto americano che Pallotta ha voluto come consulente sta ancora analizzando la fattibilità reale del progetto su quei terreni.
È possibile che ancora una volta Unicredit possa essere partner finanziario dell'investimento, anche perché in questo caso avrebbe finalmente un bene a garanzia della sua esposizione. Fin qui l'awentura americana nella Roma è costata una perdita netta non rilevantissima (12 milioni di erosione del patrimonio netto, ha spiegato Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, all'assemblea di bilancio del gruppo creditizio), ma l'esposizione finanziaria sulle operazioni commerciali è ancora elevatissima. L'acquisto da parte degli americani è stato interamente finanziato da Unicredit attraverso una linea di credito diretta e un «vendor loan» (prestito) a dieci anni. La campagna acquisti di Zeman è stata interamente finanziata da Unicredit attraverso una fidejussione da 25 milioni di euro per il pagamento differito dei nuovi giocatori. E le azioni della società sono in pegno alla banca fino a un controvalore di 65 milioni di euro (ne capitalizza poco più di 70).