Il compromesso

23/10/2012 09:31

 

 
La Roma si è ricompattata proprio dopo la sbandata del 29 settembre contro i campioni d’Italia, attraverso anche le esclusioni eccellenti nella partita contro l’Atalanta, la prima delle due vinte di fila. Con una sorta di compromesso. Discutendo all’interno di ruoli e allenamenti, di metodi e movimenti. Sudando e studiando. Zeman, sempre e comunque, legato al suo , ma anche i senatori, per primo , a discutere di come è possibile convivere con le idee del boemo, pure se molti di loro non giocano nella posizione preferita. «La difficoltà di un allenatore è assemblare i giocatori. Io non vedo resistenze, ma è chiaro che se ognuno vuole giocare dove gli pare, per me diventa più difficile».
 
L’aspetto tattico è al centro del dibattito nel gruppo, ma è stata più la condizione fisica, a Marassi, a fare la differenza. Compreso il , sei titolari su undici sono stati con le rispettive nazionali lontano da Trigoria: oltre a Stekelenburg, Piris, , Balzaretti, , e Osvaldo. Insieme con , tutti hanno risposto bene. Vuol dire che il lavoro fatto in estate comincia a dare risultati. La Roma ha fatto pressing e ha alzato il ritmo quando è andata sotto di due gol (terza gara di fila con approccio sbagliato: psicologicamente la questione andrà affrontata) e lo ha abbassato, solo in parte, nella ripresa, quasi gestendo il risultato. In questo senso, conoscendo Zeman (in panchina con un po’ di febbre), sono stati i calciatori a fare di testa loro: per Zdenek bisogna sempre spingere sull’acceleratore, gli interpreti hanno invece pensato a tenersi stretto il risultato. Scegliendo, però, una via di mezzo. Perché la squadra ha continuato a far gioco, costruendo diverse occasioni da rete fino al quarto gol di Lamela, ma a centrocampo si sono visti più passaggi in orizzontale, con una chiara riduzione di giocate in verticale.
 
Sulle posizioni in campo, ufficialmente, Zeman è stato inequivocabile. Senza cambiare idea sul punto di riferimento in mezzo al campo: Tachtsidis centrale e mezzala destra, Bradley alternativa al greco, perché il vicecapitano è più utile da intermedio. Durante la partita, però, a far gioco è stato nel primo tempo , lasciando il ruolo di esterno offensivo a sinistra e andando a cominciare l’azione al posto di Tachtsidis, oscurato dal pressing di Jorquera, mentre nella ripresa è stato spesso a comandare le operazioni. Senza esagerare, con il classico richiamo all’autogestione, i giocatori hanno cercato di essere più partecipi. Con personalità. è arretrato per contribuire nell’impostazione, i compagni hanno eletto, nella ripresa, come punto di riferimento.
 
Movimenti simili, dunque, ma posizioni diverse e cambiate in corsa. Il vero esterno, a sinistra, è stato . Che, pur partecipando tanto alla fase difensiva, in avanti si è sostituito spesso a . Più lineare la situazione a destra, dove Lamela, sempre più dentro al progetto tecnico di Zeman, ha favorito con i suoi spostamenti, l’inserimento di Piris che ha avuto il merito degli assist dei primi due gol giallorossi. Il boemo si sta dedicando molto a far capire come si deve comportare l’argentino sulla corsia. «Per me è importante che entri in area senza palla e non portandola. Il gol con l’Atalanta lo ha segnato così». Anche quello al . Ma domenica sera il pallone, sempre toccato da , gli è arrivato sul piede sinistro grazie a un rimpallo. La rete di Lamela è utile per tornare a un precedente lontanissimo: la Roma riuscì a vincere 4 a 2, partendo sotto di due reti, l’ultima volta il 4 gennaio del ’48. E proprio in trasferta contro il , grazie alla tripletta di Pesaola (argentino come Osvaldo e Lamela, tre gol in due a Marassi) e Ferrari.