13/10/2012 11:32
Niente obblighi, appunto. La Roma sta riflettendo sulla possibilità di avviare una moral suasion, una tattica di persuasione, per convincere gli adulti a non accendere sigaro o sigaretta in un settore particolare dello stadio. Gli steward potrebbero invitarvi a spegnerla, ma si tratterebbe di un invito. Solo di un invito. La Roma sarebbe il primo club italiano ad avviare una politica del genere per i suoi piccoli tifosi, per i quali sta studiando anche altre iniziative assieme alla Disney. E il resto dello stadio? Non esistono divieti. O meglio, non ancora. LOsservatorio sulle manifestazioni sportive sta però spingendo per far emendare il decreto legge sulla sanità, inserendo una norma ad hoc che espella il fumo dagli impianti italiani. Il Viminale punta sui dati forniti dallIstituto Superiore di Sanità, secondo cui «il 66% dei cittadini sono favorevoli allintroduzione del divieto di fumo». Per il Ministero dellInterno, «è dimostrato che i danni da fumo passivo riguardano anche ambienti parzialmente aperti come gli stadi, dove la grande densità della popolazione favorisce la creazione di condizioni di tossicità da fumo nel clima»
. Nel suo cammino, lOsservatorio si affida ai pareri di Fissc, la Federazione italiana sostenitori squadre di calcio, e Feder Supporter. Che, con tutto il rispetto, rappresentano comunque solo una parte del tifo e non quella parte del tifo che, volenti o nolenti, resiste ancora nelle curve italiane. LOsservatorio si sta uniformando alle direttive dellUnione Europea, che come lAustralia ha avviato una lotta a tutto campo contro il tabacco. In Europa, il Barcellona lo bandisce del tutto dal Camp Nou. Altrove, vengono allestiti degli spazi per i fumatori. Mentre in America si decide stadio per stadio e franchigia per franchigia. Non tutti sono daccordo con la linea proibizionista.
Recentemente, il senatore (e medico) Ignazio Marino ha presentato uno studio: "Generazione in fumo, strategie per non cominciare, strumenti per smettere. Prodotto da "I Think", propone di prevedere fondi dedicati alla lotta al tabagismo, campagne di prevenzione delliniziazione al fumo, terapie di sostegno garantite dal servizio sanitario nazionale per chi vuole dire addio alla sigaretta, regolamentazione di nuovi prodotti a base di tabacco ma a rischio ridotto e un aumento bilanciato della tassazione su tutti i prodotti a base di tabacco. Il ragionamento è semplice. Il proibizionismo tout court produrrebbe esclusivamente un aumento del contrabbando, senza garantire una riduzione del fumo tra i minori. Occorrerebbe una politica di inclusione, non di esclusione. Specie negli stadi, uno dei principali luoghi di aggregazione del nostro Paese. Altrimenti, la risposta allo striscione "divieto di fumo, gradireste labito scuro?!" sarebbe scontata. Sì, magari.