Processo alla Roma: le responsabilità non sono solo di Zeman

01/10/2012 18:50

CALCIATORI. Partiamo dai calciatori. Alcuni di loro stanno deludendo e non poco. Stekelenburg compie un errore a partita. Fa patatrack con Burdisso sul 2-3 di Gilardino contro il , commette una papera stile ‘Mai dire gol’ nel pareggio di Munari con la Sampdoria e anche nella rete di Pirlo dell’altra sera la sua defaillance (prende il gol sul suo palo) è evidente. Piris non sembra pronto per giocare in serie A (e Taddei al suo posto è un terzino ‘rimediato’), stesso discorso per Tachtsidis: lento, inesperto e inevitabilmente impacciato in un ruolo fondamentale come quello della regia. Capitolo a parte merita Balzaretti: arrivato come la panacea per la fascia sinistra, sinora ha deluso sia in fase propositiva che in quella difensiva. Contro la non c’era ma la Roma attende con ansia anche la definitiva consacrazione di , sinora troppo discontinuo. Per Lamela poche luci e molte ombre con l’aggravante di esser stato pagato 20 milioni. E in avanti , il colpo dell’ultimo mercato, non ama essere impiegato come attaccante esterno. (...)

TECNICO. Anche Zeman ha le sue responsabilità. In primis di aver avallato un mercato che si fa fatica – nonostante le dichiarazioni ufficiali anche del diretto interessato – a credere che sia stato diretto da lui. Per il suo la Roma ha infatti ceduto gli unici attaccanti esterni che aveva in rosa ( e Bojan) e ora si ritrova con quattro centravanti (Osvaldo, , e Tallo), un trequartista adattato (Lamela) e un giovanissimo di appena 18 anni (Lopez). Il giorno della sua presentazione, il tecnico boemo si lasciò sfuggire come (con il quale nel post-gara di sabato ha avuto un battibecco, ndc) non fosse un regista. Poi nelle settimane seguenti ha fatto marcia indietro ma pochi giorni fa ha anche ammesso che la Roma aveva cercato Verratti, prima di rinunciare dopo l’offerta del Psg. Altre responsabilità: aver illuso una tifoseria che e compagni potessero competere per lo scudetto. È chiaro che lo ha fatto per non deprimere piazza e squadra, demoralizzate dopo il difficile inizio di stagione, ma ora queste parole sono diventate un pericoloso boomerang. Non manca nemmeno l’onere tecnico: di ‘zemaniano’ fino ad adesso c’è solo la permeabilità nella fase difensiva. Mancano i tagli, le sovrapposizioni, il fatto di tenere la squadra corta. E quello che poteva (e doveva) essere un alibi – non avere la rosa adatta (...) – ora non può essere nemmeno sventolato visto che è proprio lui a negarlo.

SOCIETA'. Ultima componente ma forse la più responsabile di questa situazione: la società. Se la proprietà è pressoché assente - Pallotta è atteso tra mercoledì e giovedì in Italia - da un anno e mezzo è tutto sulle spalle del duo Baldini- (validi dirigenti ma comunque dipendenti) al quale è stata affidata la costruzione della squadra. A forza di pensare alla Roma che verrà e a ringiovanire la rosa per abbassare il monte-ingaggi (ma la Roma paga ancora 78 milioni di stipendi, ndc), in nome del 'progetto' si è perso di mira il presente che continua ad essere deludente. Tanti errori (e milioni spesi) partendo dallo scorso anno quando si è affidata la panchina all'inesperto Luis Enrique che sino a quel momento aveva allenato solamente una squadra di serie B spagnola. E poi: una prima campagna acquisti modellata sul'asturiano (costata 42 milioni) praticamente cancellata dall'ultimo mercato (...) dove si è scelto Zeman ma dopo aver contattato Montella, Villas Boas, Rodgers e Bielsa. Ora la 'patata bollente' è nelle mani del boemo che per la voglia di tornare ad allenare una grande squadra in serie A, per l'ennesima volta ha commesso l'errore di una vita: avallare anche quello per il quale si sarebbe dovuto opporre.