15/10/2012 13:37
Benvenuti in Italia, il paese con il maggior numero di Procure alle prese con indagini che riguardano qualcuno o qualcosa che ha a che fare con lo sport. Ora sono diciotto, da Bolzano a Palermo, e qualche mese fa erano addirittura di più. A settembre la Procura di Genova ha richiesto larchiviazione per la presunta frode sportiva nel derby Genoa-Samp del maggio 2011 e a febbraio quella di Cagliari ha prosciolto definitivamente il presidente della Federtennis Binaghi e il numero uno del comitato sardo Montaldo dallaccusa di mobbing sportivo nei confronti di due giovani tennisti. Due eccezioni che, però, confermano la regola di uno sport sempre più alle prese con il codice penale.
Spesso e volentieri ci si è ritrovato quasi per caso, scivolandoci durante indagini di tuttaltro tipo, ad esempio sulla camorra. Altre volte, invece, è andato a sbattere la testa da solo, trascinato dal vortice di interessi leciti e soprattutto illeciti. Le Procure, daltra parte, non disdegnano la visibilità che certi fascicoli, più o meno consistenti, comportano. Ogni traccia è utile, ogni filone merita di essere approfondito.
In un simile garbuglio di situazioni totalmente differenti luna dallaltra, a soffrirne è soprattutto la giustizia sportiva, costretta a inseguire quella ordinaria su un piano che la riguarda direttamente ma con strumenti nemmeno paragonabili. In un clima di montante diffidenza per la fuga di notizie, il rapporto è tuttaltro che agevole. Ognuno tende ad andare avanti per la propria strada. La giustizia ordinaria si è affidata completamente al pentito Carobbio, quella sportiva ha in un certo senso ridimensionato la credibilità del grande accusatore di Antonio Conte. Una non si è mai allontanata dalla linea dura, laltra ha scelto la via dei patteggiamenti. E ora, proprio per questo motivo, il carteggio degli atti dalla Procura di Cremona alla Procura Federale si è praticamente interrotto. Tempistiche, procedure e metodiche di lavoro sono spesso inconciliabili. Le invasioni di campo della giustizia ordinaria, daltra parte, hanno riaperto lannoso dibattito sulla riforma di quella sportiva. Andrea Agnelli invoca cambiamenti radicali, Massimo Moratti preferisce indossare i panni del conservatore («La giustizia sportiva va bene così, quando cè qualcosa che non funziona si invoca sempre il cambiamento»). Divisi su tutto, soprattutto su questo.