Rimonte e Zeman, già visto

23/10/2012 11:51

Per assistere a un simile scivolone in negativo, con i tre punti in palio, occorrerà fortunatamente attendere sino al match col Parma di Carlo del 29 marzo 1998. I nostri vanno avanti per 2- 0 e ad aprire le marcature è lo strepitoso cucchiaio di a Buffon. Lancio in profondità, che invita il portierone all’ uscita e lo trafigge con un tocco sotto, di sinistro che lascia basito Sensini che accorrendo al galoppo non trova di meglio che saltare come una ranocchia per scaricare la rabbia. Dopo il raddoppio di Paulo Sergio (che chiude con un taglio e il tiro al volo una fuga e un servizio del solito ), arriva il blackout e il pareggio degli emiliani. Per la prima stagione, che ci crediate o no, è tutto qui, mentre nell’anno 1998/99 si capisce sin da subito che il panorama sarà più movimentato. Il 14 agosto in un’amichevole contro il Treviso, la Roma si trova sotto di due reti a zero. In sei minuti Paulo Sergio e (abbonati …) rimettono le cose a posto. E’ ancora rimonta giallorossa, ma questa volta, per la prima volta con i due punti in palio, il 9 settembre 1998. Nei sedicesimi di finale di Coppa Italia, a Verona, lasciamo andare sul 2-0 il Chievo per poi riagguantarlo con Bartelt e Gautieri. Numericamente non è molto, l’impresa del 17 ottobre 1998. Da 0-1 a 2-1. Ma il tutto tra il 91’ e il 94’, contro la , in inferiorità numerica. , Alenichev e un boato raramente udito così forte.

C’è poi il più celebre dei nostri precedenti, quello del derby del 29 novembre 1998. Nel corso della gara, dopo essere stata in vantaggio, la Roma si trova sotto per 3-1 con un uomo in meno. Se ne vedono di tutti i colori: salvataggi sulla linea, calcio di rigore per la Lazio (per dirla con Zeman in uno speciale di “Sfide”: «Sperava che lo sbagliassero … ma non l’hanno sbagliato»), gol annullati … e poi, poi arrivano Di Francesco (che sradica la palla dai piedi di Nedved) e , che, annota Zeman: «Da romano ci teneva tanto a dimostrare la superiorità della Roma sulla Lazio, ci teneva tanto …». Arriva infine il gol annullato a Marco Delvecchio, ma per l’ appunto, si tratta, purtroppo, solo di un gol annullato.

Il 3 maggio 1999, altro incantesimo, ma questa volta spezzato, contro l’Inter di Hodgson e di un certo Ronaldo. Al 35’ del primo tempo, con l’acuto del solito , siamo sotto per 3-1, per giunta con Konsel che ha archiviato un autentico miracolo su una bordata all’incrocio dei pali di Roberto Baggio. Al ritorno in campo, c’è una sola squadra, Tommasi pesca Paulo Sergio ed ecco il 2-3, poi aggancio con Delvecchio. Dall’ inizio della ripresa sono passati solo 4’. Quando all’Olimpico si attende il massacro dei nerazzurri, Ronaldo gela tutti e riporta avanti i suoi. Le coronarie saranno ancora messe a dura prova dal nuovo pareggio di Di Francesco. Palla orrendamente svirgolata da Paulo Sergio, trasforma il tutto in un assist strepitoso smorzando la sfera di testa, botta di Eusebio e 4-4. Quindi, dopo un drammatico liscio di Marco Delvecchio a un metro dalla porta che avrebbe fatto saltare il banco, ecco il diabolico 5-4 di “simpatia” Simeone. Siamo così a questo campionato, che è ancora cronaca troppo recente per avere bisogno di essere rinfrescata. Con la rimonta subita il 16 settembre contro il e con l’impresa di domenica. Quella con il , dunque, è stata veramente un’impresa che non ha precedenti nel consolato zemaniano a Roma. Partita da meno due, la squadra ha saputo rimontare, portarsi in vantaggio e dilagare. Un elemento di continuità, però, è facile da individuare. Stiamo parlando, naturalmente, di , decisivo nel 1998 come nel 2012, campione senza tramonto, calato oggi come 14 anni fa nel ruolo di grimaldello delle difese avversarie.