Stadi. Ora o mai più

11/10/2012 11:01

Ma andiamo con ordine. La legge è stata presentata nel 2008 al Senato e approvata un anno dopo.Poi,il testo,è rimasto «dormiente» alla Camera per tre anni fin quando è arrivata l’approvazione il 12 luglio scorso. Ma con alcunemodifiche. Così il ddl è ritraghettato a Palazzo Madama dove è depositato in VII Commissione (Istruzione pubblica e Beni culturali). Di fatto, oggi, la legge in discussione prevede due importanti aspetti che sbloccheranno gli investimenti. Primo: impone ai Comuni di pronunciarsi sui progetti, di costruzione o ristrutturazione degli impianti, entro un anno dalla loro presentazione. Se consideriamo che la ha contato quasi dieci anni prima di veder inaugurato lo Stadium, ciò si traduce in una rivoluzione burocratica. Secondo: è possibile utilizzare la leva urbanistica e commercialeperrendereeconomicamente sostenibile la costruzione di un impianto. Questa norma è partorita a seguito di studi specifici che testimoniano l’impossibilità da parte dell’imprenditore di rientrare dell’investimento iniziale con la costruzione del solo stadio. Dunque,gli investitori potranno affiancare alla struttura principale anche musei, cinema, negozi, alloggi e quant’altro credono utile per il progetto. E arriviamo a oggi. Al rush finale. In queste ore tra i corridoi di Palazzo Madama le trattative sono in fermento proprio su questi aspetti. Al Senato si presentano mediatori, ambientalisti, lobbisti, sportivi, politici, imprenditori. Perché il rischio è trasformare una legge volano d’investimentiperlosportsenzagravare sullo Stato (i soldi li mette solo il privato), in una ganascia ai piedi di chi vuole puntare sul settore. La VII Commissione deve aspettare la prossima settimana per avere il parere positivo della V e VIII. I problemi arriveranno subito dopo, con la discussione degli emendamenti. Ce ne sono già 35. Probabilmente cadranno tutti. Tranne due. «Non stiamo andando avanti - spiega il senatore Sibilia che è relatore del testo in Commissione-perché cisono dei problemi politici, ma speriamo la situazione si sblocchi ».

Quali sono i due nodi? Il primo è posto dal Pd, che teme l’effetto cementificazione. I senatori Ferrante, Della Seta e Ranucci, vorrebbero istituire unindice di rapportotra l’area dell’impianto e quella residenziale. Ad esempio,se si costruiscono 5000 metri cubi di stadio non si possono costruire più 7500 metri cubi di strutture a supporto dello stadio. Un paletto simile limiterebbe però la possibilità di contrattazione tra investitore privato e Comune. Il rischio è arginare lo sviluppo. Lo sa bene un altro senatorePd, AntonioRusconi, che si occupa da anni di sport e da ex sindaco sconsiglia questa soluzione: «Il calcio è una dei più importanti settori in Italia che crea ricchezza. Il modello da seguire èquello inglese? Allora lasciamo ai Comuni lapossibilitàditrattare direttamente senza mettere paletti. Dobbiamo approvare questa legge il prima possibile, in un momento di crisi sarebbe un’importanteboccatad’ossigeno ». L’altro nodo riguarda una norma che è stata inserita alla Camera: nonostante tutti i progetti saranno approvati all’unanimità dalla conferenza dei servizi, le sovrintendenze potranno porre il proprio vincolo in ogni momento. Ovvio, inquesto caso, gli investimenti potrebbero essere bloccati all’improvviso.Il centrodestra vuole abolire questo aspetto. Ma per risolvere i due problemi bisogna fare in fretta e trovare la quadra politica. Venti giorni al massimo e il testo deve essere liquidato da Palazzo Madama. Se la VII Commissione non apporterà alcuna modifica sarà immediamente legge. Se toccherà anche una virgola dovrà tornare alla Camera. Ma a Montecitorio il relatore Claudio Barbaro assicura: «Se torna da noi e non sarà stravolta farò di tutto per approvarla subito. Il mio intento è che diventi legge in questa legislatura». E se al Senato si allungherannoitempi?Allora, ilrischio(considerandoanche le precedenze che vanno date ai decreti legge) è ritrovarsi alle porte di dicembre, un mese con la produttività del Parlamentoai minimi. Poi a gennaio sarà già campagna elettorale e le Camere riporranno tutto nel cassetto in attesa della prossima legislatura. E addio - o quasi - alla legge sugli stadi.