Zeman, e ora che fai?

16/10/2012 09:55

(...)Stasera Daniele torna in campo a San Siro contro la Danimarca e domani, a quattro giorni dal match di Marassi, ecco il ritorno a Trigoria e il possibile faccia a faccia con Zeman.

A proposito del boemo, ha avuto qualche giorno in più per elucubrare qualche soluzione, ma adesso ci siamo. Cosa farà con ? Lo farà giocare? E dove? Oppure tirerà avanti per la sua strada lasciandolo ancora in panchina? Non c’è dubbio che da queste scelte passi buona parte del futuro della Roma in questa stagione e di per il resto (forse) della sua carriera. Passata Cleopatra, i legionari in giallorosso riprendono la loro quotidiana battaglia.

 

Se il boemo insistesse la questione potrebbe diventare molto seria 

Zeman tiene il punto, approfitta del fatto che è reduce da due partite ravvicinate con la Nazionale e lo tiene ancora fuori, senza spiegare se lo fa per una questione tecnica, tattica o perchè ritiene Daniele stanco per giocare a Marassi. Discorso che (attenzione) dovrebbe valere anche per Alessandro , protagonista del doppio match dell’Under 21 con la Svezia.

In ogni caso il boemo determinerebbe un ulteriore strappo perchè è troppo orgoglioso per dire non solo a Zeman ma a qualsiasi tecnico: «Mister, sono stanco, mi fermo per un giro». No, non è questo il Daniele che conosciamo. Per fargli alzare bandiera bianca ci vuole ben altro che due partite neanche troppo difficili con la maglia azzurra. Il ragazzo di Ostia è uno che non si tira mai indietro e non lo farebbe neanche stavolta. E le eventuali spiegazioni del boemo, tutte sicuramente fondate e ponderate, non ridurrebbero di un centimetro la distanza tra e la Roma che a quel punto potrebbe diventare siderale.

Se non gioca col vuol dire che Zeman vuole andare fino in fondo oppure che nell’auspicabile faccia a faccia dei prossimi giorni i due non si siano chiariti affatto, restando ognuno sulle proprie posizioni. Sul piano tecnico ( si vede centrale di centrocampo mentre l’allenatore lo preferisce intermedio) e anche sul piano comportamentale: avrà chiesto, chiederà spiegazioni su quella frase dura come la pietra, «non si allena bene, pensa ai fatti suoi». E se non avrà risposte più che convincenti dal suo punto di vista, potrebbe ritirarsi sull’Aventino in attesa di novità.

 

Se tornasse titolare non vorrebbe dire che è tutto superato

Tutto si chiarisce, Zeman e si affrontano in un cavelleresco faccia a faccia e si danno le spiegazioni del caso con la benedizione di Baldini, , Pallotta, la banca, citati in ordine sparso. Finisce a tarallucci e wine, pacca sulla spalla, va in campo, la vena si gonfia, tackle scivolato, inserimento e gol di testa a Genova come a Erevan. Semplice no?

No, perchè stavolta le dichiarazioni di Zeman, che hanno sconfinato dal lato tecnico a quello etico-professionale, hanno messo la Roma di fronte ad un caso non semplice da risolvere. Perchè non è un giocatore qualsiasi, perchè si è sempre sentito una bandiera di questa Roma e anche perchè i top club d’Europa non hanno mai smesso di cercarlo e, come pubblicamente dichiarato da per il suo Psg, sono pronti a rilanciare nel mercato di gennaio.

Ma vogliamo immaginare che in questa storia d’amore e di coltello (dialettico), ci sia un lieto fine, se non per l’eternità, almeno per l’urgente attualità di una Roma ancora a caccia di se stessa. Dopo le stilettate del boemo la società si è mossa sotto traccia, ha voluto capire e ha capito che non è facile uscirne. Ecco perchè in questi giorni potrà essere decisivo proprio il lavoro dei dirigenti (Baldini e Sabataini prima di tutti) che hanno il dovere di ricucire il ricucibile, soprattutto sul piano personale. Qui non è in discussione il diritto di scelta della formazione titolare da parte del tecnico, ma più in generale uno schietto rapporto di fiducia che non può mancare tra un allenatore ed uno dei suoi giocatori più importanti.

 

Centrale o intermedio. In ogni caso può fare la differenza

Tutto risolto, strette di mano, sorrisi più o meno di circostanza, si rituffa negli allenamenti con la testa più leggera e una maglia da titolare lavata e stirata pronta per Genova. Già, ma poi Zeman dove lo mette? Il dilemma è noto ed è una delle cause, se non quella principale, dell’attrito tra Daniele e Zeman sfociato nelle parole grosse volate nel ventre dell’Olimpico dopo .

Non è mai stato un grande diplomatico il “sor Zdenek” (?), ma forse questa volta dovrebbe almeno far finta di togliersi la corazza praghese e vestire tuniche da sofista ellenico. Potrebbe spiegare ad esempio a che, come in Nazionale, può agire in mediana leggermente avanzato e da quella posizione orchestrare il gioco anche con un occhio alla porta avversaria. Una sorta di regista decentrato, come con il suo grande estimatore Prandelli. Insomma, per dirla proprio alla praghese, dovrebbe un po’ incartargliela. ha tale e tanta voglia di tornare in campo con la Roma, che non gli dovrebbe essere poi così difficile convincerlo.

C’è anche una soluzione più semplice: canticchiare a Tachtsidis un fatti-più-in-là verso la panchina e restituire a le chiavi del centrocampo. Daniele non sarà nè Pirlo nè Verratti in cabina di regìa, ma sa tenere in pugno una squadra e portarla alla vittoria. Il boemo potrebbe sfruttare in questo senso il desiderio di rivalsa che anima il biondo e trarne vantaggio per tutta la squadra.

Centrale o intermedio , un convinto e rigenerato dopo i chiarimenti necessari, può essere l’arma in più di una Roma che in questo momento ha bisogno di punti di riferimento importanti.