08/10/2012 18:05
Con il massimo rispetto di Zeman, che è e resta un maestro di calcio, la sensazione personale è che De Rossi non meriti tutto questo. Si può parlare di stanchezza, si può dire a un giocatore così di essere fuori forma, si può persino pensare di metterlo tecnicamente in concorrenza con qualcun altro, ma metterlo all'indice sul suo terreno, quello della dedizione e attenzione alla causa, rischia di trasformare la discussione calcistica in una discussione di carattere anche personale. Perché De Rossi è per definizione uno di grandi slanci emotivi e, anche per questo, ha scelto di restare alla Roma nell'estate scorsa. Se solo si fosse sentito svogliato o poco dentro al progetto giallorosso, avrebbe potuto benissimo salutare la compagnia e andare a guadagnare ancora di più al Manchester City dove, di sicuro considerando l'investimento, non avrebbe conosciuto la panchina. Nè può essere stata la frase pronunciata sabato sera a Torino ("Chi parla di scudetto fa il male della Roma") ad aver indispettito Zeman, che è sempre stato per la libertà estrema di pensiero.
Dunque la Roma ha tutto il motivo per rallegrarsi della vittoria con l'Atalanta (in cui tra l'altro il peggiore dei giallorossi è stato proprio il giocatore preferito a De Rossi), ma ha anche necessità di interrogarsi e trovare il modo di ricucire lo strappo. Deve farlo il dg Baldini, in primo luogo, che almeno nell'occasione non penserà di essere di fronte a una stampa birichina che produce notizie false allo scopo di destabilizzare la Roma. No, in questo caso la notizia della panchina di De Rossi è assolutamente vera e, proprio per evitare che la Roma si destabilizzi all'interno, è essenziale e auspicabile che il club si muova. Perché se la Roma è fondamentale per De Rossi, come lui stesso ha più volte manifestato pubblicamente, anche De Rossi è fondamentale per la Roma.