02/11/2012 08:24
E' vero che la formuletta del «campionato più bello del mondo» è buona ormai soltanto per studi storici sul tempo che fu, ma non si vede la ragione per afferrare al volo tutte le circostanze, comprese quelle meteorologiche, per avvalorare la tesi che siamo caduti in basso. Che rispetto si è avuto in quello stadio del pubblico (al di là del risultato finale), dei giocatori, degli allenatori? Diremmo poco o nulla. In qualche altra circostanza il problema riaffiora, per ragioni analoghe: dalla sabbia al ghiaccio. Nessuno lo dice apertamente, ma il rinvio di una partita è vissuto come un piccolo dramma, da evitarsi accuratamente, per l'intasamento del calendario che rende molto problematici i recuperi. La conclusione è (sarebbe) che la ragion di stato s'impone sui regolamenti e ne fa polpette. Lo spettacolo deve andare avanti? Sì, ma che spettacolo almeno possa essere, nelle condizioni minime per una partita di pallone che è al centro di un complesso sistema di interessi, anche economici.