Caprari: «Zeman, che emozione»

23/11/2012 10:06



Sei mesi dopo la doppietta alla Sampdoria che ha regalato al la promozione, Caprari è ancora lì: undici partite e il primo gol in Serie A (sempre ai blucerchiati), è lui una delle poche note positive di un inizio di stagione sconfortante quanto la classifica. Un brusco risveglio per uno che aveva chiuso da eroe i suoi primi sei mesi in Serie B, per quanto la fiducia di Stroppa non gli sia mai mancata (solo in due partite è rimasto in panchina). La Roma, Zeman, ma anche Alessandro
, il capitano dello scudetto Primavera:
«Non ci siamo ancora sentiti – ride Gianluca -, ma magari lo faremo nei prossimi giorni». Gliel’avessero detto quella sera a Pistoia che diciotto mesi più tardi si sarebbero sfidati su un campo di Serie A, magari ci avrebbero anche creduto, ma solo per effetto dell’euforia. E dire che in prima squadra era arrivato prima Caprari, nonostante avesse due anni di meno, un po’ perché per un allenatore è più facile buttare dentro un attaccante, un po’ perché Vincenzo Montella in lui ci credeva davvero, al punto che gli sarebbe piaciuto portarlo con sé a Catania.



Per convincere Bergodi a fargli giocare la sfida contro il suo passato, Gianluca ha ancora due giorni, tanto più che quello di ieri era soltanto il secondo allenamento agli ordini del nuovo tecnico. All’Adriatico la Roma troverà un con le spalle al muro, Caprari lo sa e per questo è pronto a mettere da parte anche tutte le emozioni:
«Abbiamo undici punti in classifica, non posso permettermi distrazioni. Adesso sono un giocatore del e devo pensare soltanto a giocare. Se sarà una bella partita? Speriamo, certo anche la Roma ha bisogno di vincere». Per tutto il resto ci sarà tempo al fischio finale, anche per abbracciare Zeman in una riedizione differita di un altro abbraccio, quello lunghissimo in cui il Boemo lo strinse il giorno della sua doppietta alla Sampdoria e che diceva più di tanti discorsi. D’altra parte, Zeman e Caprari non hanno mai avuto bisogno di molte parole per capirsi: il Boemo l’ha voluto, Gianluca gli si è affidato al punto che ogni volta che gli chiedono come sia stato lavorare con lui risponde sempre che «è il massimo per un attaccante, perché non devi fare altro che seguirlo».