03/11/2012 10:21
Quando la palla sinsacca, viene giù lOlimpico, Totti (in tribuna col figlio Cristian) e Sabatini compresi. «Questo giocatore mi scalda il cuore», dice spesso il ds a chi gli sta vicino. Che sarrabbia quando qualcuno gli parla di scommessa vinta adesso. È una scommessa vinta di sicuro, però un anno fa. Quattro gol nello primo anno in Serie A, sei contando i due in Coppa Italia. Adesso è già a sei in campionato e ci sono tutte le premesse per vederlo presto in doppia cifra. Nel buio pesto della Roma di oggi è una stella, è lunico essere avvicinabile a Francesco Totti, allentità più luminosa della volta giallorossa, quellalieno - lui sì, e da una ventina danni - che sta tenendo a galla la squadra, il campione che a 36 anni continua a dare lesempio, a dettare la rotta, a dimostrare con i fatti lamore per questa maglia. Sabatini ha ragione, non è certo ora che scopriamo Lamela. Però è ora che Erik sta dimostrando quella continuità di rendimento che nella passata stagione non aveva. È la cura Zeman, è lelisir boemo che rende prolifiche le punte. Il dramma, sportivamente parlando, è semmai quello che cè dietro lattacco. Ma questo è un altro discorso. Qui conta che Lamela ritroverà il Palermo nel suo momento migliore e nel momento peggiore di Zeman, e quindi della Roma. In realtà Erik è più triste di prima. Vorrebbe segnare per vincere, o vincere e basta, raccontano. Non tanto scontato, però molto logico. In fondo accanto a sé ha due maestri. Uno siede in panchina, laltro indossa la maglia numero 10.