Dopo il derby il Toro, come nel ’75

15/11/2012 10:01

Giancarlo De Sisti aveva portato in vantaggio la Roma, poi raggiunta da Chinaglia (in posizione di fuorigioco). Negli spogliatoi “Picchio” si toglieva qualche sassolino dalle scarpe: «Le critiche non fanno male. Sono anzi stimolanti perché pizzicano il nostro orgoglio e talvolta servono per farci inquadrare meglio la situazione. Io ho sempre accettato il parere degli altri, ho respinto soltanto le critiche preconcette, faziose e impostate soltanto sul fatto personale. E’ vero che fino ad oggi la Roma ha camminato con il motore imballato. In fase di rifinitura non ci siamo ancora (…). Le cose si aggiusteranno gradualmente. L’importante, adesso come adesso, è di scendere in campo concentrati, senza pensare a castelli in aria e giocando con umiltà». Concentrati, anche perché il Torino che batte alle porte, è quello di Graziani e Pulici, una squadra eccezionale. E’ proprio sull’onda della preparazione di Roma–Torino (disputata il 30 novembre 1975) che Franco Pagliari realizza uno splendido servizio dedicato a Renato Del Moro.

Renato Del Moro, fiorentino di nascita, romano di adozione, per oltre mezzo secolo è stato uno dei “guru” dell’addestramento dei giovani calciatori in erba. Dopo una fugace apparizione con la maglia della , Del Moro, giovanissimo, si era dato all’insegnamento del calcio. Dal 1930 al 1934 assume la guida del settore giovanile viola, quindi un intenso girovagare ad iniziare dal Chioggia, che nel 1947 conduce alla promozione in serie C. Proprio a Chioggia, Del Moro lancia due fratelli, Aldo e Dino Ballarin che entreranno a far parte della storia del calcio italiano e del Torino, nella mitica squadra fermata solo dalla tragedia di Superga. Del Moro ricordava così i due giovani campioni: «Erano due veri atleti. Li ricordo sempre con nostalgia, in particolare Aldo che da ala sinistra trasformai in terzino. Lui e De Sisti, tra quanti hanno raggiunto una certa notorietà sono rimasti nel mio cuore». Nel 1948, il presidente Renato Sacerdoti arruola Del Moro nei quadri giallorossi (non prima di averlo gelato dicendogli: «Ma lei è troppo piccolino! ») e sotto le sue cure cresceranno talenti come Carlo Mazzone, Ginulfi, Scaratti, De Sisti, Orlando e Menichelli.

Il più grande rimpianto della carriera di Del Moro rimase legato ad un episodio del 1963, quando inviato ad osservare la Nazionale Giovanile, segnalò i nomi di due ragazzi da portare nella capitale. Si chiamavano Franco Superchi e Gigi Riva... i dirigenti della Roma, purtroppo, non lo ascoltarono. Siamo così tornati al Roma–Torino che ha dato il via al nostro racconto. Dopo 23’ Claudio Sala semina il panico nella difesa romanista, va via a tre giallorossi e scodella al centro. Paolo Conti respinge a fatica, ma la palla finisce a Graziani che, a secco in campionato sino a quel momento, mette in rete. Ciccio Graziani che da ragazzo aveva, più di una volta, fatto da spettatore in con i biglietti premi ricevuti dalla sua società, il Bettini, sembra aver messo il primo mattone del successo granata. La Roma, però, trova la forza di reagire. Sullo sviluppo di un calcio di punizione, Negrisolo, il numero 4 della squadra di Liedholm, pareggia e si lancia in una bellissima corsa verso la , esplosa in un urlo liberatorio. Il risultato non si sposterà più dal pareggio e la Lupa fermava così la squadra più forte del torneo, destinata a, fine stagione, a conquistare il titolo di Campione d’Italia. Lunedì, però, bisogna vincere, anche perché il Toro quest’anno sicuramente non vincerà lo scudetto.