Gol, nervi e battute, Roma si ferma per il derby
11/11/2012 11:02
Il camaleontico Vlado contro lintegralista Zdenek, profeti di filosofie simili eppure differenti. Ma soprattutto timonieri di squadre opposte fin dalla loro genesi. Un instant team quello biancoceleste, che al fischio dinizio delle 15 presenterà in campo cinque ultra trentenni, da Biava a Dias, da Ledesma a Mauri fino al 34enne Klose. Due anni in meno di Totti, è vero: però il capitano romanista guida un gruppo con tre giovanissimi Florenzi, Lamela, il diciottenne Marquinhos e una media età di 25 anni. Quella della Lazio invece sfiorerà i 30. La Roma folle e istintiva attaccherà per indole: «Sono più riposati, noi dovremo usare la testa», avverte Petkovic. Ma al guru di Sarajevo, recuperato Hernanes e con Marchetti al rientro in campionato, non chiedete una partita dattesa: «Certo, perché noi ironizza
facciamo catenaccio e contropiede, no?». Linput serio: «Dobbiamo giocare da vera Lazio, imponendo il nostro calcio». Z
emaniano, verrebbe da dire. In fondo, alla faccia della rivalità domestica, i due si stimano: «Zdenek è una leggenda», recita il bosniaco. «Loro sono organizzati. Prudenti ma portano tanti uomini negli spazi», risponde il boemo.
Per lui, dopo 118 gare con la Lazio e 96 alla Roma, questa resta «una gara come le altre». Stavolta però il totem di Praga cede al compromesso:
«È diversa per la reazione della piazza, che può influire sul rendimento futuro». Sarà lemozione di scavalcare Eriksson al primo posto per presenze nei derby tra i tecnici che hanno guidato entrambe le squadre. O lansia di dover riscattare lonta delle 4 stracittadine perse in una stagione, nella prima esperienza romanista. «Ma a Roma sono arrivato davanti alla rivale cittadina quattro volte su cinque », gonfia il petto Zeman. Pungendo De Rossi: «Ora ha voglia di giocare e lo dimostra. Più di prima ». In campo il centrocampista stringerà la mano al nipotino di Gabriele Sandri: la coincidenza del match con il quinto anniversario della morte del tifoso laziale regalerà un Olimpico blindato e una Tribuna Tevere semideserta per motivi di ordine pubblico: non più di 50 mila spettatori. E la classifica, stavolta, centra davvero poco.