24/11/2012 09:24
Non solo centro sportivo, stadio e trasferte. La vita del profeta di Praga era anche fatta di semplicità, di abitudini comuni. In mezzo ai tifosi, alla gente, che ha costruito e coltivato questo amore consumato troppo in fretta. Ma che arde ancora. E' di due settimane fa, il 12 novembre, l'ultima scappatella: approfittando dei due giorni di riposo concessi ai suoi giocatori, il boemo è tornato con il suo staff dalla famiglia biancazzurra. Cena in montagna, nella quiete di Villa Celiera, con il presidente Sebastiani, gli altri soci del Pescara e qualche amico. Come Eusebio Di Francesco, altro pescarese verace legato a filo doppio alla Roma. Arrosticini, vino e olio novello, castagne. E giù a chiacchierare fino a notte fonda. Di calcio, di Roma e di Pescara. Una toccata e fuga che ha riacceso la voglia di Zeman e la vigilia di questo ritorno da grande ex.
E tornando verso la capitale, quella sera, chissà quante volte gli saranno tornati in mente quei manicaretti con il pesce fresco del ristorante Franco, al porto turistico, dove ha ospitato anche Antonello Venditti lo scorso inverno. «Era a cena da noi ogni settimana. Spesso anche da solo. Sceglieva sempre lo stesso tavolo, vicino alla tv, per poter guardare le partite», raccontano i camerieri. Con il suo staff era sempre in zona Colli, nella pizzeria California. «Sì, il mister era spesso da noi, soprattutto per gli arrosticini. E' un piacere rivederlo, anche se da avversario», dice Gianluca, il titolare. La Pescara del boemo era fatta di buona cucina, soprattutto quando Peppe De Cecco e Daniele Sebastiani lo accompagnavano nei ristoranti dell'hinterland, e passeggiate in riva al mare. Lì la brezza era la sua compagnia. Al mattino presto, sulla riviera centrale della città, sigaretta accesa e pensieri. Incrociando lo sguardo dei passanti che lo salutavano con devozione, come fosse un santone. Lui ricambiava il saluto, sempre, con tutti, tifosi e non. Come durante le soste al Saquella Café di Piazza Salotto, il cuore della città. Sui tavolini affacciati al sole prendeva il caffè, leggeva i giornali e chiacchierava con Alessandro Del Grosso, suo ex giocatore che vive in città, e altri amici.
Quando voleva immergersi nella natura, si spostava solo di qualche chilometro: il Golf club di Miglianico, in provincia di Chieti, era il suo buen retiro. La domenica, dopo la partita di campionato, si rifugiava tra le colline e gli oliveti per giocare con gli altri membri del club. Fenomenale con pitch o putter alla mano, racconta chi lo ha visto giocare. Pochi, in realtà, perché all'interno del circolo di Miglianico non ha mai voluto fotografi e cameramen. Gli amici veri andranno ad abbracciarlo questa sera in albergo. Gli altri, tutti i pescaresi che lo hanno amato, gli tributeranno un lungo applauso domani pomeriggio. E gli urleranno: «Bentornato, maestro».