04/11/2012 12:57
Non si può fare da soli Le parole di Manganelli, che seguono quanto detto tre settimane fa, si riferiscono probabilmente al lavoro della procura di Bari e alle novità che potrebbero arrivare nell'inchiesta di Cremona con il rientro del latitante Almir Gegic, il referente degli «zingari». Il capo della Polizia ha dato atto all'Interpol di un fondamentale lavoro di coordinamento «visto che ci siamo trovati a condividere in questi mesi momenti molto importanti». In ogni caso, ha spiegato il segretario generale Ronald K. Noble, non esiste una vita autarchica alla lotta al pallone sporco. «Nessun Paese può pensare di affrontare da solo il problema delle scommesse illegali. Spesso le partite truccate si giocano in un Paese, ma la combine si organizza in un altro. Abbiamo creato un centro per l'integrità dello sport a Singapore attivo e in molti Paesi esistono apposite unità che seguono questo filone».
Porta a porta È stato Francesco Cirillo, vicecapo della polizia a parlare di «Italia come capofila nella lotta al fenomeno delle partite truccate» e a entrare nello specifico del «porta a porta», definizione sua, con cui è cominciata una sorta di opera preventiva di informazione per i giovani calciatori. Che fare per reagire quando ci si trova di fronte una proposta illegale, come denunciarne gli autori, quali interlocutori cercare. «Abbiamo cominciato con le nazionali giovanili grazie al grande aiuto fornito dalla Federcalcio. Siamo stati al raduno degli arbitri. La prossima settimana saremo in Sicilia per parlare con calciatori, tecnici e dirigenti dei club di Lega Pro. Il calcio è anche questo, non c'è soltanto Messi». Cirillo risponde anche a una domanda sulla possibilità che le mafie, quelle italiane e quelle di fuori, siano entrate nel business del calcio truccato: «Non ce n'è ancora traccia nei risultati investigativi fin qui raccolti, ma è evidente una cosa: dove c'è tanto denaro esiste sempre un interesse della criminalità organizzata».