09/11/2012 08:34
Silenzio che fa rumore, certo, ma un rumore creativo, che costringe i meno cialtroni di noi quanto meno a interrogarci. Daniele fu esemplare anche quando loltraggio arrivò da Luis Enrique. In quel caso replicò. Non era così ferito da rifugiarsi nella scena muta. Scelse con raffinata intelligenza il paradosso di elogiare lallenatore che lo aveva assurdamente punito. Questa volta no. La ferita, che sanguina ancora, potete giurarci, lo lascia senza parole. Zeman non è cattivo e nemmeno truce, gli manca però lanima latina. E uno strutturalista che ha costruito la sua follia su una logica inflessibile. Zeman non conosce la funzione emotiva della lingua. Dire quello che pensa, per lui, è inevitabile, come accendere il termosifone perché sente freddo.
Stupisce piuttosto che due anime latine (e colte) come Baldini e Sabatini non abbiano compreso leffetto dirompente di quel termosifone acceso. Silenzio il loro, questo sì, che somiglia a un errore.
Quella tra Zeman e De Rossi non è una loro questione privata, che se la sbroglino da soli. Non è nemmeno, non solo, una faccenda di campo. Daniele trascende De Rossi. I suoi ululanti nemici di oggi non perdono occasione per ricordarci quanto guadagna al mese, al giorno, al minuto. Lequazione spiccia è denaro uguale mercenario. Alla quale segue quella più brutale: uno che guadagna tanto non se lo può permettere di sanguinare. Peccato che, se Daniele sanguina, a sanguinare è tutto il corpo giallorosso. De Rossi, forse il giocatore più romanista di sempre, forse persino più di Totti, almeno quanto a pressione venosa, è un leader vero.
Chiedetelo a chiunque dentro Trigoria, ai compagni, ai più giovani, allultimo dei magazzinieri. E sempre stato il primo a esultare, soccorrere, consigliare. Ci si riempie la bocca da sempre con la storia che la Roma è una malattia ma, se ciò è vero, i manager che la gestiscono questa malattia non possono far finta che non esiste. Piaccia o no, il virus che trasforma un umano in un romanista deve essere un argomento da consiglio damministrazione. Non meno dei bilanci e delle pianificazioni. E, allora, che devono fare gli attori di Trigoria, strutturalisti praghesi, anime latine e manager filoamericani, a due giorni dal derby, a prescindere dal derby? Mettere da parte il loro ego e congiurare tutti insieme perché il mondo in quanto Trigoria torni ad essere quel grande film epico che merita. Zeman vuole vincere qui e ora, se ne sbatte finalmente degli elogi astratti, Baldini e Sabatini darebbero lopera omnia di Shakespeare e una stecca di sigarette per la stessa cosa. De Rossi. Potete immaginarlo De Rossi sotto la Sud il giorno di uno scudetto? La vita sarà anche altrove, ma quelli come lui la Sud la cercheranno sempre, anche là dove non cè.