Zeman e quelle scelte di Dodò e De Rossi

02/11/2012 08:47

A sinistra L'errore più grande è stato confermare Dodò su un campo impossibile per la tenuta atletica, a maggior ragione per uno come lui, di ritorno da un infortunio terribile e con il primo sforzo agonistico (i 63 minuti con l'Udinese) ancora sulle gambe (e nella testa). Se Dodò non era pronto dieci giorni fa («È al 50%, non può girarsi, saltare e calciare», disse Zeman) non può esserlo neanche ora, soprattutto per una partita nel pantano. Zeman, evidentemente, non si è fidato dell'alternativa, Marquinho. Ma poteva inserire Burdisso (che avrebbe garantito esperienza e cattiveria agonistica), facendo scivolare a sinistra . Che, tra l'altro, al Tardini ci è ha giocato spesso lo stesso, con Dodò (in affanno) che ripiegava centralmente.

A ripetizione Ieri, nel faccia a faccia con la squadra, il boemo ha spiegato alla lavagna gli errori commessi, soprattutto in occasione dei gol. Nell'occhio del ciclone, però, non c'è finita solo la difesa, attenzione. La tenuta difensiva nasce anche dalla scarsa qualità delle coperture offerte dal centrocampo, soprattutto nella fase di pressione per la riconquista della palla. È chiaro, però, che Zeman deve trovare delle contromisure.

Regista L'altro errore è stato voler accontentare , forse anche per dimostrare a tutti che da regista nel suo non può andare. Questo ha prodotto un Bradley impalpabile, inizialmente destinato a giocare al centro. La convinzione di Zeman è che non creda nel suo progetto. E non solo lui. «Io con il mister non ho problemi — ha detto a proposito C'è tempo per conoscerci meglio, non voglio andare via». L'impressione è che da oggi in poi, se dovrà morire, Zeman morirà con quelli che pensa che lo seguano davvero. Per gli altri, si preannunciano giorni amari. E tanta panchina.