28/12/2012 09:24
Un altro era potenzialmente un acquisto di grande spessore: purtroppo Tetradze, l'eclettico nazionale russo, venne tolto di mezzo da un grave infortunio e, da gran signore, se ne andò rinunciando a ogni compenso. Come impatto sul destino di una squadra, penso che al numero uno possa essere designato Desailly, anche se fu l'intuito di Fabio Capello a promuoverlo grande protagonista, togliendolo dalla linea difensiva e schierandolo a protezione della retroguardia, divenuta quasi imbattibile e fonte di scudetti in serie. Ma queste sono nostalgie, adesso è il nostro campionato oggetto del saccheggio dei nuovi ricchi.
Una volta prodigo di regali per i suoi tifosi, il Milan si è quasi messo in liquidazione già in estate, con l'addio a Ibrahimovic, l'uomo che sa soltanto vincere, e a Thiago Silva, che restituisce nobiltà al ruolo di difensore, quando la visibilità sembra essere monopolio di chi firma i gol. Ma non è che a Milanello siano giunti sostituti all'altezza. Anzi, il richiamo del sole e delle spiagge induce alla partenza anche Pato e Robinho. Si era presentato giovanissimo, il primo, come autentico fenomeno: e forse lo sarebbe diventato, se in tre anni non avesse sofferto diciotto stop per infortunio, neanche i legami familiari illustri vietano a Galliani di accettare le offerte del Corinthians.
Per Robinho trattative aperte, ma è un altro vuoto nell'organico: se il sogno è il trentacinquenne Drogba, magari part-time, siamo messi male. Del resto, i giocatori del Cagliari sono senza stipendio, dalla sua casupola nella fatiscente Miami, Cellino darà la colpa alla Roma, che gli ha sottratto l'incasso della partita. L'Inter insegue Rocchi, non proprio un'acerba promessa, difficile che gli arrivi possibili colmino il gap che la Juventus sta blindando. La Roma non ha reali obiettivi di mercato, ma il colpo autentico sarebbe il ritorno in piena efficienza di Dodò, l'ennesimo imberbe che ha tutti i mezzi, tecnici e atletici, per il salto di qualità.