È Pjanic adesso l’asso del poker

10/12/2012 09:13

Sembrava, il talento bosniaco arrivato a Roma nelle ultime ore del mercato 2011 grazie a un’intuizione notturna di , un pesce fuor d’acqua, sembrava uno che nel 4-3-3 di Zeman non poteva, e doveva, starci. Lui stesso faceva poco per nasconderlo: a Trigoria si allenava, in campo andava, almeno all’inizio della stagione, ma non rendeva. E si vedeva, eccome se si vedeva. In Francia lo davano già sulla via per Parigi (per prendere Pastore con tanto di conguaglio), in Inghilterra dicevano che Villas Boas lo aveva messo in cima alla lista degli acquisti per gennaio, a il ritornello era sempre lo stesso: « non si tocca». Era lui, , che doveva capire che lui in questa Roma poteva starci. Doveva seguire Zeman, come il suo amico e idolo diceva a tutti di fare dando l’esempio, e lo ha fatto.

Dopo la partita col Torino, dove ha giocato interno di centrocampo ma soprattutto ha segnato il gol della sicurezza, si è sbloccato. Ha iniziato a giocare bene, a altri 90’ da titolare, sempre come interno con dall’altra parte e Bradley al centro, a Siena, per la prima volta, ha fatto parte del tridente d’attacco con a sinistra e al centro. Nel primo tempo ha sofferto, ha faticato per trovare la posizione e poi nella ripresa si è sbloccato. Ha iniziato a divertirsi. Ha spaziato per il campo, lasciandosi guidare dal suo talento ha fatto anche il trequartista, e con estrema intelligenza si è affiancato a facendo quasi la seconda punta, e ha corso come mai aveva fatto prima.

Mai a Roma e mai in Francia visto che una freschezza atletica del genere non aveva mai fatto parte del suo repertorio. È tirato a lucido e in campo sabato sera si è visto. Qualcuno ha detto che quella contro la è stata la sua miglior partita da quando è a Roma, lui non la pensa proprio così («posso fare ancora meglio», ha confidato) ma sa che adesso è arrivato il momento di spingere sull’acceleratore. Col rientro di Lamela, non domani in Coppa Italia visto che l’argentino è squalificato, la concorrenza per un posto in attacco sarà dura, a centrocampo già lo è ma la sensazione, anzi la certezza, è che la Roma di un così non possa fare a meno. D’altronde, non si diventa a 20 anni uno dei centrocampisti più ambiti d’Europa per caso. Il pianista, come lo chiamavano in Francia, ha ricominciato a far sentire la sua musica.