La Roma disneyana ha lo stadio dei sogni. Conti in ordine e campioni in arrivo

30/12/2012 11:23

Dopo la , la Roma diventerà la seconda squadra di serie A con un impianto di proprietà. I numeri dicono quanto sia importante: l’ è passato dai 63,8 milioni di euro di ricavi da gare nell’ultima stagione a Highbury ai 134,6 nella prima all’Emirates Stadium (+110%), la — anche se su cifre molto minori, da 11,6 a 31,8 — ha fatto segnare un +174,1% (dati tratti da «Il calcio al tempo dello spread», editore Il Mulino). Lo sbarco della Roma negli States è quello più coreografico: a casa di Topolino (naturalmente ieri sono stati fotografati insieme) fa notizia. A molti fa anche sorridere, perché il calcio è un mondo conservatore e sono in tanti i tifosi romanisti che temono la ricaduta di viaggio, jet lag e allenamenti a ranghi ridotti (Marquinho, Marquinhos e Burdisso si aggregheranno stamattina, Osvaldo pare stasera) nella trasferta del 6 gennaio a . Topolino non fa gol e Cavani sì, ma per riportare la Roma stabilmente in c’è bisogno di una sterzata economica.

Nella stagione 2002-2003 il fatturava meno della Roma (123,4 milioni a 132,4) ma nel 2010-2011 la società catalana è salita a 450,7 e quella giallorossa è rimasta sostanzialmente ferma (143,5). Ha ragione quando dice che «il nuovo stadio può portare i soldi per comprare giocatori più forti, che portano i punti in classifica», perché sono sempre i calciatori i protagonisti dello spettacolo. Però il risultato sul campo è determinato anche dall’alea, la gestione manageriale invece deve essere la più rigorosa e innovativa possibile. Il direttore commerciale Christoph Winterling ha stimato in circa 4 milioni i teenager americani che possono essere avvicinati da un’iniziativa come quella di Orlando. Non compreranno tutti una maglietta o un biglietto, ma restano un mercato da esplorare. Come ha detto il d.g. Franco Baldini: «Facciamo quello che ci consente di crescere: vogliamo fare un percorso per rendere questa società competitiva, in Italia e in Europa. La priorità è quella di viaggiare tutti insieme: staff tecnico e dirigenza. Cerchiamo di minimizzare i danni e massimizzare i benefici». A si può rischiare di perdere, ma la vera sconfitta sarebbe non far crescere il marchio. I tifosi sono pronti?