22/12/2012 09:16
Erik pupillo di Zeman Lamela è arrivato a Roma con l'etichetta del bimbo prodigio e le stimmate del campione. Pagato in tutto 20,26 milioni di euro (comprese tasse e commissioni varie), resta ancora oggi l'acquisto più costoso della Roma americana. E all'esordio (Roma-Palermo 1-0, 23 ottobre 2011) aveva fatto brillare gli occhi un po' a tutti, con quel gioiello dopo soli 8 minuti su cui Tzorvas potè solo restare a guardare. Poi, invece, Lamela è andato ad intermittenza, alternando prove sterili a giocate sopraffine. Nel suo processo di maturazione, però, Erik ha chiuso la scorsa stagione in crescita, tanto da far sbilanciare in estate chi l'ha portato a Roma, Walter Sabatini: «Se Lamela non diventerà un campione, vorrà dire che io sono un asino e che dovrò cambiare lavoro». Aveva ragione il d.s. giallorosso, perché una volta nelle mani di Zeman, Erik si è affinato. «È un ragazzo di talento, ma ha il difetto di giocare spalle alla porta» disse il boemo nel ritiro di Riscone. Da allora sono passati sei mesi e Lamela quel difetto se l'è buttato alle spalle. Nato trequartista, oggi è una punta esterna di rara qualità. Zeman nel suo tridente lo fa giocare a destra, per sfruttare il dribbling e il taglio interno per calciare con il sinistro, il suo piede. E non è un caso che fino all'infortunio di Roma-Torino (caviglia destra k.o.) Erik fosse il migliore della Roma in assoluto. Non solo per i tanti gol (8), ma anche per le giocate (palla suolata, gesto che ha imparato giocando a calcio a 5) e la resistenza atletica (è sempre il migliore in ogni test fisico). L'unico difetto che gli resta, è la timidezza infinita. Ma a pensarci bene, ci si può passare sopra.
Stephan meglio di Ibra El Shaarawy è stato un colpo di genio di Galliani, che l'ha strappato all'amico Preziosi per 15 milioni. Fenomeno già ai tempi delle giovanili nel Genoa, era considerato troppo discontinuo e gracilino. A Milanello hanno lavorato sul fisico e anche sulla testa: Allegri il primo anno l'ha dosato e il ragazzo ha avuto il tempo per imparare e crescere. Poi con l'addio di Ibrahimovic il periodo di apprendistato è finito: El Shaarawy è diventato l'ombelico del nuovo Milan. I numeri di questa stagione sono impressionanti: 14 gol in campionato in 17 partite (più due in Champions). Meglio dell'Ibra rossonero. Trequartista, seconda punta, attaccante esterno: Stephan può giocare in tutte le posizioni, ma dà il meglio di sé quando parte largo a sinistra. La sua progressione è impressionante, quasi quanto la sua infallibilità sotto porta. Berlusconi lo adora, Allegri lo considera insostituibile ma fa di tutto per fargli tenere i piedi per terra. Stephan è sfrontato ma ha anche una bella testa. Ha capito che questo era il suo momento e l'ha sfruttato. Lamela ed El Shaarawy, ventenni al potere: chissà che cosa avrebbero potuto combinare con la stessa maglia...