01/12/2012 09:28
Gegic, in ogni caso, ha tenuto a precisare di non essere il capo dellorganizzazione e di essere un gradino sotto il macedone Ilievsky, tuttora latitante. «Ero solo un gregario, facevo da interprete visto che parlo sette lingue e conosco bene litaliano». Inoltre, a differenza del temibile Ilievski con la cicatrice che gli deturpa il volto, veniva percepito dai calciatori come un uomo deciso ma non minaccioso. Motivo per cui era più facile raggiungere unintesa. «Spesso erano i giocatori che si mettevano daccordo per truccare le partite, quindi noi li avvicinavamo e si concludeva laccordo».
E gli zingari non erano i soli in affari: «I calciatori - spiega Gegic - vendevano le partite a diverse cordate di scommettitori: il primo tempo andava come voleva luna, il secondo come voleva laltra». Perciò, aggiunge, non cera alcuna pressione sugli atleti, che anzi «si facevano avanti per proporre manipolazioni sui match». Gegic ha inoltre ribadito gran parte del racconto del pentito dellinchiesta, Carlo Gervasoni, minimizzando però le cifre che lo zingaro avrebbe scommesso sulle partite: se Gervasoni ha parlato di 400 mila euro, il serbo ha riferito che la cifra aveva almeno uno zero in meno. Infine ha fatto i nomi di giocatori già emersi dallinchiesta, come quelli dei fratelli Cossato - «grandi scommettitori e pedine dellorganizzazione» - e di Rikler. Lo zingaro tornerà davanti ai magistrati il 10 e l11 dicembre. Per ora ha affrontato solo dieci delle quaranta combine che nei mesi gli sono state attribuite, ma la prossima volta lo farà davanti al procuratore Roberto di Martino per un interrogatorio investigativo, quindi non più limitato alle accuse contenute nellordinanza di custodia cautelare del giugno del 2011 alla quale sono seguiti ulteriori arresti e le deposizioni degli indagati che in buona parte hanno ammesso tutto. Tanto che in parecchi, anche se informalmente, hanno già chiesto di poter patteggiare.