Prima di Montella e Aquilani...

06/12/2012 09:20

L’A1, infatti, è spesso diventata strada di incontro tra i diesse viola e giallorossi e luogo di affari tra le due società, il più clamoroso dei quali è stato quello che ha portato Gabriel Batistuta alla Roma nell’estate del 2000 in cambio di settanta miliardi delle vecchie lire che il presidente Sensi dette a Cecchi Gori. Fu il colpo di mercato che contribuì in maniera sostanziale a spingere la società giallorossa verso il suo terzo scudetto. Non da meno, però, fu l’accordo che nel 1984 portò “Ciccio” Graziani da Firenze a Roma. Lui, Campione del Mondo in Spagna nell’82 insieme a Conti, in Toscana stava vivendo male gli ultimi spiccioli di un’esperienza cuscinetto tra la grandeur del Torino anni ’70 di Radice (altro allenatore che ha diretto entrambe le squadre come anche Eriksson e Mazzone) e quello che lo attendeva a Roma, dove indossò subito la maglia con lo scudetto sul petto. «Una delle emozioni più grandi della mia carriera» ci disse tempo fa. A Roma Graziani scrisse la storia di una squadra gremita di campioni che sfiorò il successo più importante. A negarglielo furono undici metri maledetti. Per lui più che per altri. Anche il “bomber” per antonomasia della storia romanista, Roberto Pruzzo, e uno dei suoi eredi migliori, Abel Balbo, hanno percorso l’A1 dalla Capitale a Firenze. Il primo nel 1988, in un’estate che fece da preludio alla sua ultima stagione da professionista, chiusa proprio con il gol segnato alla Roma nello spareggio-Uefa di Perugia dopo che ai giallorossi, quando giocava nel , aveva segnato anche il primo della sua carriera. Balbo, invece, alla passò dopo l’intermezzo di Parma, dove arrivò nel 1998 alla fine di cinque stagioni da romanista. Dalla tornò nella Capitale insieme al suo amico Batistuta nell’estate 2000, in tempo per laurearsi campione d’Italia.

Un altro grande attaccante della storia della Roma che andò a chiudere la carriera a Firenze fu Pierino Prati, centravanti degli anni ’70 e capocannoniere con 14 reti nell’anno in cui la Roma di Liedholm conquistò uno storico terzo posto (1974-75). Alla passò nel 1977 dopo quattro stagioni da romanista. E poiché nel reparto d’attacco le due squadre hanno spesso avuto gli stessi giocatori citiamo anche Maurizio Iorio (campione d’Italia con la Roma 1982-83) e Alberto Orlando, romano e romanista dal 1957 al 1964, anno in cui se ne andò polemicamente dalla Capitale proprio a Firenze, dove vinse subito il titolo di capocannoniere con 17 reti insieme a Mazzola. Nella Roma si trovò a giocare al fianco di calibri da novanta come Da Costa e Manfredini e per questo si adattò a fare l’attaccante di destra sfruttando forza fisica e velocità.

Lo stesso cammino venne percorso dai portieri Tessari, Ginulfi, Paolo Conti, Cejas e Lupatelli (succitato), dai difensori Bertini, Carpenetti, Baroni e Alberto Di Chiara, dai centrocampisti Nevio Scala (esordio in giallorosso e affermazione in viola), Di Mauro, Guigou, Nakata (entrambi campioni d’Italia con la Roma nel 2000-01), Blasi e Guarnacci. Il dottor Egidio, cuore romanista degli anni ’60, che dopo il brutto infortunio che gli spezzò la carriera nel momento più bello fu ceduto nel 1963, con molto rammarico da parte sua, proprio alla . Uno che, invece, percorse l’A1 in senso opposto fu Vierchowod, difensore che la Sampdoria dette in prestito prima ai viola (1981-82) e poi alla Roma, dove nel 1982-83 vinse lo scudetto per poi tornare definitivamente a Genova. Come lui anche Mauro Amenta (jolly della Roma di fine anni ’70 inizio anni ’80), Daniele Massaro e Franco Superchi (il vice di Tancredi nello scudetto 1982-83) sono venuti da Firenze a Roma, scrivendo così altre pagine di una storia di intrecci di mercato che non avrà mai fine.