04/12/2012 18:07
È daccordo, Sacchi?
«Spero sia linizio di una rivoluzione, ma ci credo poco».
Quindi si fanno tanti gol per puro caso?
«Può essere che sia un momento di grande vena degli attaccanti o qualche problema dei difensori. Un contributo importante lo danno i giovani, questo sì. I nostri under 21, con la loro energia, possono migliorare il calcio».
Non è anche perché gli allenatori propongono qualcosa di diverso?
«Non cè lambiente giusto per farlo. Le rivoluzioni si cominciano dalla base, è il pubblico che detta le condizioni. Da noi cè solo una richiesta di risultato, non di come ci si arriva. Sono pochi in Italia a provare un calcio diverso: Conte, Zeman, Montella, fine».
E gli altri?
«Sono più gestori che portano avanti una mentalità vecchia».
Da cosa dipende?
«Viviamo in un ambiente isterico, a volte maleducato, dove non si conoscono metodi e meriti: se vinci sei eroico, se perdi un cretino. E non si pensa a come arriva la vittoria o da cosa venga determinata una sconfitta. Alla fine proponiamo un calcio pauroso, che punta solo al conseguimento di un risultato. Qualche giorno fa ho visto una partita di ragazzini: giocavano solo buttando la palla avanti. In Spagna una cosa del genere non accade, perché il pubblico pretende altre cose, qui invece conta altro. Solo se vinci va tutto bene».
La Roma di Zeman continua a segnare tanto ma si dice che il boemo abbia cambiato mentalità.
«Non è vero. Ha solo giocatori diversi e cerca un equilibrio. Era più godibile il Pescara lo scorso anno che non lattuale Roma. È un problema di organico. Se un direttore dorchestra bravo come Muti non ha musicisti omogenei non riuscirà mai a ottenere larmonia giusta. Stessa cosa una squadra di calcio: non bastano i campioni, serve la mentalità, il gioco, che sono i moltiplicatori dei successi. Il calcio non è mai improvvisazione». I gol, evidentemente sì.