07/01/2013 08:47
Sostanza Facile dire che Cavani ha aperto e chiuso la partita a suo piacimento. Facile sostenere che il Matador sia stato luomo della differenza. Ma, se ci fermassimo a questa semplice evidenza, non renderemmo giustizia alla prestazione complessiva del Napoli. La squadra di Mazzarri applica perfettamente il teorema studiato dallallenatore: aspettiamoli, pressiamoli, recuperiamo in fretta il pallone e andiamo in velocità. Cavani, in questo schema, è il terminale di un lavoro che trova in Zuniga e Maggio degli operai specializzati di rara abnegazione, in Hamsik un talento che si sacrifica anche in fase di copertura e, soprattutto, in Pandev una logica emeravigliosa catapulta. Prendete il primo gol: Pandev attira il difensore centrale della Roma (Castan nelle circostanza) e, nellattimo decisivo, «scarica» su Cavani che effettua un eccezionale movimento in profondità. Tecnicamente questa azione si chiama «contropiede corto ». Pandev, a condire unottima prestazione, mette nel pentolone 2 assist, una sponda, un lancio positivo e addirittura 8 palloni recuperati. Tanta sostanza. Ci sono anche 9 palloni persi, ma per un attaccante è normale.
Atteggiamento Nella Roma è sempre Totti a tenere il pallino in mano: 101 tocchi, 8 sponde, 3 assist, 2 cross, 5 lanci positivi e 2 passaggi filtranti. Però ci sono anche 18 palloni persi: davvero parecchi, dicono delle difficoltà giallorosse. La differenza tra Napoli e Roma, oltre ai numeri e alle prestazioni dei singoli, si vede anche dallatteggiamento delle squadre: i ragazzi di Mazzarri, furbi e prudenti, attaccano con 4 uomini; Zeman ne vuole almeno 6 oltre la linea della palla. E poi perde...