05/01/2013 10:52
La Roma ha chiesto apposta un parere sul regolamento alla Corte di Giustizia Federale. La società sarà ascoltata il 10 gennaio alle 15. Per la Roma la questione è semplice. Anzi, è letterale. Il regolamento della Coppa Italia prevede che, «se due società che disputano le gare interne sul medesimo campo (Roma e Lazio, ndr) hanno concomitanza di gare dei quarti di finale in casa, la vincente della competizione o, in subordine, la società meglio classificata in campionato al termine della stagione precedente a quella in cui si disputa la competizione mantiene il diritto di giocare in casa, mentre laltra subisce linversione del campo».
A Trigoria ricordano una massima, celebre nelle aule dei tribunali: «In claris non fit interpretatio». Il senso? Non si interpreta quello che è chiaro. E qui cè poco da interpretare. La concomitanza di gare non esiste, per la Roma. Se due incontri sono programmati a distanza di 8 giorni uno dallaltro, che concomitanza volete che ci sia? La Roma ha diritto a giocare in casa. Punto. Semplice. Letterale. La Roma ha presentato prima unistanza conoscitiva (non quindi un vero e proprio ricorso, anche perché non cè una decisione su cui ricorrere) alla Lega di A. Poi si è mossa su un altro terreno. Ha chiesto alla Corte di Giustizia Federale di pronunciarsi. Di esprimere un parere. Se la Corte dovesse dare ragione alla Roma, a Milano saranno costretti a rivedere il calendario.
Curiosità. È la seconda volta in stagione che la Roma finisce davanti alla Corte. La prima era stata per il giudizio di secondo grado sulla vittoria a tavolino di Cagliari. E per la seconda volta un provvedimento che riguarda la nostra società potrebbe fare scuola, potrebbe aiutare il calcio italiano a tracciare linee meno contorte da seguire. Non resta che stringersi a Corte, che la Roma chiamò.