Ferrante, neve di Primavera

16/01/2013 10:24

Responsabilità non da poco per un ragazzo che compirà diciotto anni soltanto alla fine di giugno, ma che il calcio professionistico l’ha già assaggiato, visto che quando l’ha portato a Roma pagando al Piacenza i quattrocentomila euro che hanno dato un po’ di respiro ai conti emiliani, lui aveva già accumulato undici presenze in C1. Sabato scorso, mentre la Primavera stentava a tirare in porta contro il , la sua assenza non avrebbe potuto sentirsi più chiaramente. «Certo con lui sarebbe stata un’altra cosa - ha ammesso - perché un altro con le sue caratteristiche in squadra non ce l’abbiamo». Fisico, senso del gol e potenza nel tiro sia con il (naturale) sia con il sinistro: l’anno scorso negli Allievi gli bastava ben poco per fare la differenza, tanto che a tenerlo fuori non erano certo le scelte di Tovalieri, quanto quel suo carattere un po’ così che gli ha fatto rimediare qualche di troppo. Carattere su cui Ferrante ha lavorato molto, aiutato dallo staff della Roma e da quello della nazionale, visto che per guadagnarsi la stima di Alberico Evani non ha dovuto aspettare il passaggio in giallorosso. Con l’Under 17 ha soltanto sfiorato la qualificazione alle finali dell’Europeo giocando tutte le partite da titolare, in Under 18 si gioca il posto con il milanista Petagna, già esordiente in contro lo Zenit.

Proprio la lunga trasferta in Russia per il Torneo Granatkin lo ha costretto a saltare la super sfida con il in campionato: è rientrato soltanto nel pomeriggio di lunedì, con un bilancio di due gol in cinque partite. Agli azzurrini non è bastato per arrivare più in alto del quinto posto, ma in compenso quando è tornato a Trigoria per lui tirava aria di prima squadra. Non è il tipo a cui tremino le gambe, Ferrante, nato a Buenos Aires e cresciuto nelle giovanili dell’Argentinos Juniors, eppure quando si è trovato di fronte Nicolas Burdisso, il suo idolo di tifoso del Boca, qualcosa dentro di lui ha vacillato: «Non riuscivo a capacitarmi che uno come lui fosse così gentile con un ragazzino come me, in fondo ero l’ultimo arrivato...» ha raccontato tempo fa. A Osvaldo lo accomunano tante cose, dalle origini italo-argentine all’esultanza con la mitraglia, «che però non è un omaggio a Dani, che pure è un grandissimo giocatore, ma a Batistuta, il mio preferito da sempre». Una raffica al Franchi sarebbe un sogno. D’altra parte, che gli esordi non lo spaventino lo ha già dimostrato un anno fa, quando alla prima con la Primavera in casa del Milan gli bastò un quarto d’ora per andare per due volte vicinissimo al gol, una con il e una con il sinistro. Cadeva la neve, quel giorno al Vismara. Dicono possa cadere anche stasera a Firenze.