24/01/2013 09:20
La Roma, rabberciata da infortuni e squalifiche (De Rossi rotto, Osvaldo, Pjanic, Dodò e Taddei squalifilcati), fatica così a trovare le sue solite geometrie e ci mette dieci minuti buoni a capire che partita deve giocare. Ma quando arrivano gli uomini di Zeman fanno paura e come sempre producono occasioni a raffica grazie anche al grande lavoro sulla destra di Piris. Il paraguaiano sente l'effetto Torosidis (il greco acquistato l'altro giorno dalla Roma per rinforzare le fasce laterali) e gioca una prima frazione di gara da fenomeno. Non è un caso se il vantaggio targato Florenzi parta proprio dai piedi del paraguaiano che mette dentro un gran pallone sul quale il piccolo centrocampista giallorosso stacca in maniera imperiale e inchioda per la prima volta Handanovic. Roma in vantaggio e Olimpico in delirio per il talento voluto da Zeman che castiga per la seconda volta il suo ex allenatore Stramaccioni.
Ma non è finita perché la Roma adesso arriva da tutte le parti e l'Inter accusa il colpo provando a reagire nell'unica maniera che le riesce: il contropiede. Il palo di Guarin (dormita di Balzaretti) fa da preludio ad altre due grandi occasioni sprecate in malo modo dalla Roma: prima Totti temporeggia troppo e cercando di dribblare Handanovic e Lamela conclude su Chivu. Poi ancora l'argentino, stavolta lanciato perfettamente a rete da Bradley, sbaglia un gol clamoroso. Il raddoppio giallorosso è nell'aria e arriva puntuale al 33'. Esecuzione da attaccante vero di Destro, ma altra perla dalla destra di Piris migliore in campo dei suoi nel porimo tempo.
Ma sul 2-0 la Roma commette il solito errore, centra un palo con Destro (Handanovic rischia il pasticcio), si distrae e consente a un'Inter imbarazzante di accorciare poco prima dell'intervallo. Punizione di Cambiasso sulla trequarti, dormita collettiva (Burdisso regista) e il solito Palacio castiga uno Stekelenburg svogliato. La ripresa è un'altra partita, le gambe pesano e le cicatrici della sfida di domenica scorsa sono ancora fresche a far male. La Roma ha il fiato corto e scompare dal campo per venti minuti, l'Inter cresce ma stavolta non sfonda perché in modo o nell'altro la retroguardia giallorossa tiene e per una volta ha anche un pò' fortuna quando al 68' commette l'ennesimo pastrocchio collettivo: Palacio la grazia. Poi i giallorossi tornano e chiudono il match in avanti, ma l'assenza di Lamela sulla destra è deleteria per un attacco che ha il solo Destro baluardo lì davanti. Capitan Totti fa quel che può distribuisce palloni ma le due partite ravvicinate si fanno sentire e nel finale Zeman lo cambia con Marquinho. Nella lista dei promossi della serata Marquinhos e Piris su tutti, ma anche Burdisso e Destro. Male, molto male, ancora una volta Balzaretti ormai oggetto misterioso di questa Roma che aspetta invano l'esplosione di Dodò. Finisce così e i tre fischi di De Marco arrivano come una liberazione per il popolo romanista che ha temuto, di nuovo, di vedere la sua squadra dominare ma non vincere. Questo 2-1 non è garanzia in vista della gara di ritorno in programma ad aprile a San Siro, ma è pur sempre meglio di niente: serviva una risposta sul campo e la Roma stavolta l'ha data.