Sabatini: «Incancreniti i rapporti con alcuni giocatori, ora da recuperare»

29/01/2013 09:06

Le strategie dialettiche

«A ogni partita arriviamo con il sofisma di fine settimana. Invece di parlare di calcio, esce fuori un tema che distoglie l’attenzione dal campo, creando tra i giocatori un argomento collaterale da trattare. Una volta è la storia del regolamento, un’altra volta la fuga di amore di un calciatore (?, ndr). Questo mi dà fastidio. Non è una responsabilità della stampa, che pure è promotrice di questa distrazione, ma dell’allenatore». (...)

La mancanza di elasticità

«Il pianto di Zeman a Genova, in occasione della promozione del , fu quasi decisivo per la nostra scelta in estate. Pensavamo di prenderlo nell’età dell’emozione. Adesso basterebbe molto meno per continuare insieme. Magari vedere l’allenatore relazionarsi in una certa maniera con alcuni della squadra o tutta la squadra. Vedere con quale intensità sarà fatto l’allenamento, con quale furore saranno interpretati i suoi dettami».

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Le responsabilità saranno di tutti

«Per mia tendenza personale, che potrei estendere agli altri dirigenti, le responsabilità so di dovermele prendere e so quando dovrò prendermele in maniera definitiva e netta. Non vivo come un errore aver riportato Zeman a Roma perchè ci ha dato anche cose importantissime che saranno godute da questa società».

I conti a fine stagione

«La proprietà sa quello che fa e sa dove vuole andare. Mi ha trasferito il suo pensiero e i suoi progetti, che arrivano allo stadio e a costruire cose che erano inimmaginabili fino a poco tempo fa. Mi sento dentro a questa vicenda e accetterò di continuare, se la Roma volesse, solo se sarò certo di avere fatto il massimo e di avere fatto bene. A volte le due cose non coincidono, e bisogna farle coincidere. Lavorare al massimo senza risultati? Dovrei pensarci...».

 
Le consultazioni sono frequenti

«Anche io mi domando se la gente si pone il problema delle responsabilità dei dirigenti. Si comincia a pensare: ma voi che avete sbagliato due allenatori di fila? Un percorso però è fatto di tante scelte, alcune giuste, altre meno. Dobbiamo rimanere in piedi, senza essere vigliacchi o ipocriti, non abbandonare le persone ma anche prendere le decisioni. Anche quelle che riguardano noi stessi. Anzi: soprattutto queste».

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La giusta idea di calcio

«La Roma ha scelto Zeman in maniera quasi euforica, per la voglia di fare un calcio volto soprattutto alla fase offensiva. La nostra era un’esigenza forte e in questo lui è riuscito. Crediamo che i tifosi giallorossi meritino squadre che giocano un calcio arrogante e prepotente: Zeman ha centrato questo obiettivo, la Roma ha il migliore attacco di serie A il che non racconta di una squadra formidabile ma di una squadra che quella cosa la sa fare».

Il lancio dei giocatori

«Abbiamo lasciato lavorare Zeman e lui con molto coraggio ha immediatamente capito potenzialità e possibilità di quei calciatori che potevano essere migliorati. Faccio un riferimento a Lamela, ma non penso soltanto a lui. Alcuni sono stati scoperti, altri lanciati, quindi un bel tratto del suo lavoro è stato apprezzato dalla società, dagli sportivi in generale e credo anche dai giocatori». (...)

 
L’eredità non andrà perduta

«Non sono mai pentito della scelta di Zeman. Lui ha dato molto ai giocatori, se non a tutti a qualcuno sicuramente. Questo sarà molto importante per la sua storia personale e per quella futura della Roma. Ha accettato i nsotri obiettivi con soddisfazione, abbiamo concertato tutto. Il fatto di aver messo dentro un ragazzino di diciotto anni (Marquinhos, ndr) capendone le prerogative reali è un grande vantaggio che non mi fa mai rammaricare di aver preso Zeman. Si stanno celebrando i funerali anche se gli ultimi risultati parlano di due vittorie e due pareggi in quattro partite. Non significa che siamo soddisfatti ma non siamo in uno scivolo che ci porta giù a trecento all’ora».