Zanzi: «Lo stadio, la squadra e Totti. Ecco la mia Roma»

02/01/2013 10:07

. Il primo esempio sarà lo sviluppo dello stadio di proprietà, un progetto che durerà minimo quattro anni, da trascorrere nella palude della burocrazia: «Ce ne occuperemo, sicuramente, io e Claudio . Ma, poiché toccherà molti aspetti, coinvolgerà anche il dipartimento commerciale e il project manager (cioè Luca , ndr)». Pallotta l’ha detto chiaramente: portare una squadra mediocre dentro una stadio meraviglioso non serve a nulla. Tutto, nella Roma, deve crescere dentro un progetto «global », appunto. O, almeno, ci si deve provare: «Sono ammirato di come Franco eWalter (Baldini e ; Zanzi, all’americana, usa più i nomi dei cognomi, ndr) hanno assemblato questo gruppo. ? Sono stato uno sportivo anch’io (pallamano ad alti livelli, ma anche di calcio, ndr) e proprio per questo sto molto attento ai rapporti tra le superstar e i compagni all’interno della squadra. Francesco ha leadership ma è collaborativo con tutti al massimo livello. È un onore lavorare con lui. Il rinnovo del contratto perché possa segnare il primo gol nel nuovo stadio, come ha detto il presidente Pallotta? Non entro in una questione che non ho ancora affrontato ma posso dire che è un incredibile asset per la proprietà dentro e fuori dal campo».

Sarà una Roma attiva per portare all’esterno la miglior immagine possibile: «La violenza negli stadi e, in particolare, gli accoltellamenti fuori dallo stadio? La passione è importante, ma non deve diventare violenza. Faremo il massimo, con la tecnologia e la collaborazione con le autorità locali. Ma non può essere solo una questione di polizia, bisogna creare un’atmosfera che renda tutto lo spettacolo più sicuro e più fruibile». E non sarà una Roma passiva all’interno del movimento calcistico italiano: «Tutto quello che possiamo fare da soli lo faremo. In fretta. Su quello che richiede la collaborazione delle altre società discuteremo. Giocare il campionato durante le feste di Natale, come la Premier League? Bisogna valutare pro e contro. Può essere un’idea per trovare nuovi ricavi ma senza ledere i diritti dei giocatori e delle nazionali e la regolarità del campionato». La squadra dei ricordi «è l’Italia che vinse il Mondiale del 1982: Zoff, Paolo Rossi, Bruno Conti. Un gruppo speciale. I miei undici giocatori preferiti in attività? Adesso i nostri». Come avrebbe detto qualunque allenatore.