Zeman contro tutti

27/01/2013 09:27

«Spesso siamo in dodici in campo e mai in venticinque. Una volta perché piove, una perché c’è vento, un’altra per l’influenza oppure per qualche infortunio grave o meno grave. Soprattutto meno grave... Insomma non stiamo al top perché non riusciamo a lavorare mai tutti insieme. Così non posso gestire. Per farcela bisognerebbe cambiare il tempo, fare il vaccino e avere più spirito di sacrificio». Zeman, anche con un po’ di ironia, racconta come si svolgono quotidianamente le sedute di allenamento.

LE ACCUSE AL GRUPPO «Il problema c’era già l’anno scorso. Io ho vissuto tutta la mia carriera puntando sul lavoro. Si può fare anche meno, ma sicuramente meglio di come facciamo noi. In America ho trovato la situazione ideale, anche se purtroppo, pure lì, all’inizio non eravamo tutti... Ci vuole partecipazione, non sempre l’ho ottenuta, come intensità. Bisogna allenarsi bene. Bisogna essere concentrati sul lavoro, capire cosa si fa e perché si fa».

«Non abbiamo regole e succede quello che non dovrebbe accadere. Manca un regolamento scritto per i comportamenti che comunque non influiscono sui risultati. Di solito lo fa la società. Ne abbiamo parlato con i dirigenti, a loro ho chiesto aiuto all’inizio. I giocatori non sanno quello che possono e quello che non possono fare. Dobbiamo renderci conto che la disciplina è la cosa più importante in una collettività. Senza, non c’è squadra». Baldini spesso chiama in causa il codice etico. Quindi c’è. Zeman insiste. «Le regole, però, andrebbero scritte». E quando sente parlare di multe, si mette a ridere.

STEKELENBURG «L’intervista è stata inopportuna: ha detto tante cose sbagliate. Ho tre portieri più un ragazzo. Dopo Parma, si è ritirato per problemi al polpaccio e al dito. Pure era fermo. È entrato Goicoechea, mi ha dato garanzie e sono contento di lui. A Stekelenburg ho chiesto più partecipazione. Vive troppo isolato, parla inglese che i compagni non capiscono, sta più per i fatti suoi». Ma, a differenza di Marquinho (fu punito per gli insulti di Catania a Cangelosi), convoca il . «Io distinguo i fatti dalle parole. Per me contano più i fatti». «Io non ho discusso con dieci giocatori ma con venticinque. Cerco di migliorarli. Lo faccio per loro, non per me. Se uno non capisce, provo a convincerlo. Con qualcuno ancora non ci sono riuscito». A Lotito non risponde: «No comment, E non devo difendere nessuno». Cioè i suoi calciatori.