20/01/2013 09:39
Sentitelo qui, alla vigilia di Roma-Inter, quando reagisce al solito epiteto («integralista») che un po lo imprigiona e un po lo inorgoglisce: «Io continuo e pensarla a modo mio. Le squadre che hanno fatto la storia del calcio hanno sempre proposto il loro gioco. Il Barcellona gioca un certo tipo di calcio e non ha mai cambiato, il Real Madrid dei tempi doro ha sempre giocato il suo calcio senza adattarsi allavversario, lAjax dei tempi doro è sempre andato per la sua strada. Vorrei che anche la mia squadra imparasse a esprimere un calcio suo». Con strategie e sistemi diversi, è stato lo stesso tentativo che ha provato a importare Luis Enrique un anno fa. Solo che il calcio si fa con i calciatori e la Roma non ha raggiunto il livello del Real Madrid di Di Stefano e Puskas, cinque volte campione dEuropa tra il 1955 e il 1960, o dellAjax di Cruyff degli Anni 70, né tanto meno del Barcellona dominatore di Pep Guardiola. Contro questa verità si è già scontrato Luis Enrique, si sta scontrando Zeman e, almeno finché Baldini e Sabatini non costruiranno una squadra di valore internazionale, si scontrerebbe qualsiasi uomo della panchina. «Ma la tattica un fatto soprattutto mentale - contesta Zeman -, i giocatori devono capire di potersi adattare a un determinato sistema di gioco». (...)