Zeman, un uomo solo al comando

30/01/2013 11:19



Il tetragono boemo si è venduto l’anima al diavolo? Ad oggi non è ancora possibile rispondere a questa domanda. Soltanto i fatti potranno dirci se Zeman scenderà a compromessi derogando ai suoi più ferrei convincimenti. Quel che è certo è che l’allenatore della Roma ha affrontato finora questa sua seconda esperienza capitolina con un’intransigenza tattica e comportamentale nei confronti dei calciatori. La gestione dello spogliatoio è stata da allenatore di seconda categoria, con un gruppo di grandi giocatori trattati come una scolaresca in ricreazione da bacchettare e punire. A parte non c’è stato un calciatore di personalità che non sia entrato in conflitto con l’allenatore: dalle reiterate panchine di e Stekelemburg, all’accantonamento temporaneo di , e Osvaldo, passando per le stoccate pubbliche a Lamela e Burdisso e l’esclusione punitiva di Marquinho.



E la società in tutto questo che ruolo ha giocato? Di primo piano! Le responsabilità dei dirigenti romanisti sono ancora più evidenti. Dopo la fallimentare scommessa Luis Enrique, Baldini ha deciso di sposare la causa Zeman. Vero amore? Neanche a parlarne. Pura convenienza! Il boemo è stata la quarta scelta dopo i no di Villas Boas, Bielsa e Montella. Una virata furba su un allenatore gradito alla piazza, in grado di fare da parafulmine e creare all’inizio un clima di esaltazione collettiva.



Come sempre nel calcio però comandano i risultati. L’ottavo posto in classifica e l’alternanza di prestazioni hanno scoperchiato un malumore latente. Oggi Zeman appare come un uomo solo al comando, delegittimato di fronte ai propri giocatori. Il rischio è che finisca per trasformare Trigoria in una polveriere, con dichiarazioni simili a quelle che hanno scatenato l’ira della società. Il tutti contro tutti per difendere il proprio orticello continua a Trigoria. Ma al bene della Roma chi pensa?