04/02/2013 08:18
«Faccio una premessa: sono dispiaciuto per quello che è successo alla Roma. Molto dispiaciuto. Da romanista l'idea di Zeman di nuovo sulla panchina aveva entusiasmato anche me».
Ora tocca al suo amico Andreazzoli.
«Un uomo che vive da molti anni la Roma e ha incarnato lo spirito giallorosso».
Perché non lo ha portato con lei a San Pietroburgo?
«Quando sono andato in Russia allo Zenit gli ho proposto di seguirmi ma lui, potendo scegliere, ha scelto di rimanere a Trigoria».
Come giudica la scelta di affidargli il posto di Zdenek Zeman?
«Andreazzoli ha maturato esperienze importanti vivendo storie di campo e di spogliatoio senza però avere le pressioni che, a volte, stritolano l'allenatore in prima. Ora può avere le giuste soluzioni per rilanciare la Roma».
Tipo un nuovo modulo?
«Il 4-2-3-1 Andreazzoli lo conosce come le proprie tasche. Ha la capacità e i mezzi per proporlo immediatamente. A proposito, vi racconto un piccolo segreto».
Prego.
«Siccome sono solito sottoporre ai miei collaboratori le idee tattiche che ho intenzione di sviluppare, quando proposi di passare al 4-2-3-1 Aurelio fu subito convinto di quel progetto».
La soluzione Andreazzoli sembra «a tempo».
«Aurelio merita di avere a disposizione la possibilità e il tempo di lavorare senza l'assillo di dover lasciare il posto a qualcun altro. Lo ripeto, ha tutta la mia stima. Come la hanno i dirigenti e i giocatori della Roma».
E se qualche dirigente giallorosso bussasse alla sua porta?
«Nessuno mi ha chiamato. E se anche qualcuno, e parlo in generale, lo facesse risponderei che ho ancora tre anni di contratto con lo Zenit e che ho intorno tante persone che mi vogliono bene. Quindi io rimango a San Pietroburgo».
Tifando per la Roma e per l'amico Andreazzoli.