03/02/2013 15:27
Meno tragico ma altrettanto poetico lesonero di Zdenek Zeman allenatore della Roma, il giorno dopo la partita persa 4-2 contro il Cagliari. Lo avevano rivoluto confidando nella seducente narrazione della Rivincita su tutto e tutti: Moggi, Machiavelli, il calcio brutto e truccato, lo star system cialtrone. La ruota della Storia, insomma. Sperando almeno nelleffetto vintage: nessuno più del Boemo riassume in sé gli slanci calcistici del secolo passato, coi suoi moduli ungheresi, olandesi, sacchiani: collettivisti comunque, ché la squadra vale più del singolo campione, la velocità del gruppo più della singola destrezza, lattacco è la miglior difesa, eccetera.
Alla fine degli anni Ottanta il 4-3-3 di Zeman sembrò lultima Utopia (mentre tutte le altre miseramente si eclissavano). Ci si attaccarono alcuni dannati della terra, convinti che Davide potesse ancora battere Golia, e Don Chisciotte dare una lezione ai mulini a vento. Erano trentanni fa. Ci si arrabbia oggi, a ragione, nel vedere Zeman naufragare sempre allo stesso modo, travolto dalle contromisure escogitate per spezzare il suo gioco collettivo, che quando funzionano precipitano ogni calciatore nella più spaventosa solitudine di fronte allavversario.
Valga per tutte la figuraccia del povero portiere giallorosso Goicoechea, che ieri si è messo inspiegabilmente il pallone in porta, da solo.
La cosa ha un suo valore strategicopolitico, si capisce. Avvertiva Sartre, sconsolato, che «nel calcio tutto è complicato dalla presenza dellavversario ». Secondo Zeman (e anche secondo Roosevelt) il nostro peggior avversario siamo noi stessi. Per chi non si accontenta del realismo, la lezione non passa di moda. Daje.