Lo «sceicco» della Roma ci provò anche al Don Orione

27/02/2013 21:03

Ma i precedenti non sono incoraggianti, dal momento che la sua affidabilità finanziaria è piuttosto dubbia: già due anni fa tentò, senza successo, di acquistare la Roma e la società dell'Acqua Marcia. Poi ci provò con il Torino, prima di riaffacciarsi nella capitale. Fatto sta che la Roma ha stabilito un termine preciso alla chiusura della trattativa: o lo sceicco versa i soldi entro il 14 marzo o buongiorno.

Intanto la Procura della capitale ha aperto un fascicolo e ha chiesto alla Consob una relazione sull'attività di vigilanza di fronte all'anomalo andamento del titolo in borsa per verificare che non ci siano state speculazioni sulle azioni della Roma dopo le voci del coinvolgimento di Adnan.

Tutta questa agitazione perché la figura dello sceicco - venuto da Nablus, Cisgiordania, e che dice di appartenere alla famiglia reale saudita - appare contraddittoria: afferma di possedere un patrimonio sterminato e di occuparsi di petrolio ed energia ma, da vent'anni in Italia, vive in una modesta casa di Cordigliano, piccola frazione a nord di Perugia. Due camere e cucina. La moglie impiegata comunale, due figli. Altro che reggia con i rubinetti d'oro e quindici Ferrari nell'autorimessa.

Al Centro Don Orione di Bergamo non si stupiscono delle cautele della Roma (che comunque gli ridà una chance dopo averlo respinto un anno fa, mah...) e dichiarano apertamente che «non c'è da fidarsi». Cosa c'entra il Don Orione con questa storia? «Eh... noi purtroppo lo conosciamo bene lo sceicco Adnan - spiega Dario Perico, direttore amministrativo della casa di riposo, poliambulatorio, centro di riabilitazione e di assistenza domiciliare -. Per un anno, tra l'ottobre 2011 e il novembre scorso, è venuto a trovarci, spendendo promesse mai mantenute. A parole era pronto a finanziare per beneficenza il miglioramento della struttura e della qualità della vita al Don Orione. Diceva di essere pronto a sborsare 5-10 milioni di euro. Forse anche attento a possibili affari sul territorio».

Adnan, 54 anni, fu messo in contatto con il centro bergamasco «da un dentista di Ferrara che ha lavorato al Don Orione fino al maggio 2012». L'odontoiatra aveva conosciuto lo sceicco all'Università della à romagnola «dove diceva di voler finanziare la ricerca medica». Adnan elargì promesse anche alla Cooperativa Monterosso che al Don Orione si occupa della cucina, delle pulizie e dell'assistenza di base.

La Monterosso, che dà lavoro anche a tanti immigrati, sognava di realizzare una residenza sanitaria assistenziale per disabili a Cavernago «e Adnan prometteva anche lì: "Te li do io i soldi, non cercarli in giro", diceva a Esam Abd El Monim, il presidente della cooperativa. Esam conosce la famiglia Qaddumi che abita al Cairo e sulle prime credeva nell'attendibilità di Adnan».

Ma, incontro dopo incontro («dieci, dodici? Si presentava in Mercedes e con guardia del corpo», cerca di ricordare Perico) qualcosa comincia a far scricchiolare la credibilità dello sceicco. «Si accompagnava a un anziano faccendiere di Como che faceva da suo "garante" e spesso parlava per lui. Ci mostrò anche la fotocopia di un estratto conto con la quale voleva dimostrare di avere in deposito al Credit Suisse di Zurigo la bellezza di 23 miliardi di dollari. Una cifra spaventosa, superiore di un miliardo a quella del sultano del Brunei, il monarca più ricco della Terra. Beh... le già provate certezze cominciavano a vacillare forte. Tanto più che ben presto siamo venuti a sapere che il faccendiere aveva avuto qualche guaio con la giustizia».

Adnan si era accreditato assicurando di essere figlio leggittimo di Faysal, storico re dell'Arabia Saudita assassinato nel 1975. «Fu suo papà Qaddumi in letto di morte - ci raccontava per voce del faccendiere, il quale avrebbe avuto il merito di sbloccargli i soldi ereditati che la banca non voleva riconoscergli - a svelargli di essere solo il patrigno e che il vero padre era il re d'Arabia».

Le perplessità («pensi che non ha mai offerto neppure un caffé...») diventano consapevolezza «di essere stati presi in giro». Così «non rispondevamo più alle sue chiamate, lasciando chiaramente intendere che non volevamo più avere a che fare con lui». Le ironie si sprecavano nei giorni scorsi tra un intervento e l'altro dei tifosi alle radio romane. «Ma tutti noi li dobbiamo trovare?», uno dei commenti. C'è chi lo paragona a Lo sceicco bianco di Federico Fellini. E a Gigi Proietti vien da sorridere perché lo vedrebbe bene nel suo film cult Febbre da cavallo. Ora il signor Adnan (sceicco vero o presunto) ha pochi giorni per smentire tutti. Il finale deve scriverlo lui.

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