Roma nel caos. Pallotta urla da padrone: "Prendetevela con me"

13/02/2013 09:02



Questione di mentalità, appunto. Facciamo un esempio. Una delle più famose squadre di baseball del mondo ha radici proprio nella Boston del presidente Pallotta. Ebbene i Red Sox, complice «la maledizione di Babe Ruth» — che al momento della sua cessione ai New York Yankees augurò al suo ex club di non vincere più una World Series — in effetti non se ne aggiudicò più per 86 anni, esattamente dal 1918 al 2004. Amarezze? Infinite, ma gli affari sono andati bene lo stesso, tant'è che ora, secondo Forbes, i Red Sox hanno il 6° marchio sportivo più valutato al mondo (circa 160 milioni di dollari) dietro Yankees, Manchester United, Real Madrid, Dallas Cowboys e Bayern Monaco e subito davanti al .




Pallotta interviene - Con queste premesse, come sorprendersi se dagli Usa siano meravigliati della polizia in assetto anti-sommossa davanti a Trigoria? Benvenuti nell'Italia del Pallone, verrebbe da dire. Certo, detto che il business dello stadio è la vera stella polare del nuovo progetto societario, Pallotta si è impegnato in due modi: vincere entro 5 anni (ora sarebbero 3) e partecipazione alla subito. L'impressione però è che tutto si allontani nel tempo. E allora, dinanzi alla voglia di ghigliottina della piazza o di imbullonamento che sorge dalla dirigenza, Pallotta ieri ha scelto: sta con i vertici. «Anche se non abbiamo ottenuto risultati molto soddisfacenti di recente — scrive —, ho fiducia nei giocatori e nello staff. Stiamo costruendo un organico societario e una squadra che necessitano di tempo per diventare l'orgoglio di Roma. In questi periodi di transizione esistono sempre casi in cui, col senno di poi, si sarebbero potute fare scelte differenti, ma non intendo prendere decisioni di facciata solo per soddisfare i bisogni di qualcuno a breve termine. Sono dispiaciuto poiché so che tutti vorremmo raggiungere rapidamente risultati, ma credo che, dal quando sono presidente, abbiamo fatto passi in avanti per raggiungere quei risultati a lungo termine e quella grandezza a cui puntiamo. Attaccare quotidianamente Baldini e è inutile e non porta risultati. Se preferite, prendetevela con me».



Nike in pole - Detto che qualche buona notizia c'è — la Nike è in pole davanti ad Adidas per lo sponsor tecnico — Pallotta sa bene come, anche in caso di dimissioni, al momento né lui né chi lo consiglia abbia le competenze per scegliere un nuovo management e quindi il rapporto dovrà continuare. Per parte sua UniCredit, solvente socio di minoranza, non ha remore a finanziare ancora (con utili) il progetto in previsione stadio, anche se una Roma così derelitta rende più difficile la vendita della propria quota e quindi l'uscita di scena. Speranze? Soprattutto una: che gli eredi di Babe Ruth non abbiano niente di personale contro i magnati bostoniani. Altrimenti i prossimi 86 anni non saranno facili.