03/02/2013 09:35
Sfiniti Una volta si aspettavano le 10 del giorno successivo, orario canonico di inizio delle trasmissioni radiofoniche cult. Ora no, lo sfogatoio non chiude mai: il tifoso frustrato dallo scarso Goicoechea, dall'acerbo Tachtsidis e dall'indisponente Osvaldo trova nei social network la sua libidine (vedi sotto). Anche per questo, i toni in modulazione di frequenza sono più dimessi: da chi, dal giorno in cui Zeman ha rimesso piede a Roma, non si è spostato di un centimetro (e ora sentenzia «'sti giocatori viziati so' riusciti a caccia' via pure lui»), a chi individua nell'allenatore «la causa di tutti i mali perché è bollito». Se su Zeman non c'è l'accanimento tipico di un tecnico «esonerando» e i giocatori (al netto di qualche cane sciolto) sembrano comunque essere riusciti a sfuggire anche stavolta alla scure mediatica, il vero bersaglio della gente sono i dirigenti: «Che ci stanno a fare questi ancora sulle loro poltrone?». «Via tutti, subito», è l'appello accorato. Ovviamente non ascoltato.
Spaccature Sono stati mesi, questi, in cui il tifoso della Roma ha dovuto subire troppo: si era infervorato vedendo i sacchi d'acqua sulle spalle dei giocatori, poi poco altro. Presto sono iniziati i guai: le rimonte subite con Bologna e Udinese, in mezzo la batosta di Torino e le magagne tra il boemo e mezza squadra. Poi il derby, vissuto talmente male che ora qualcuno non nasconde la paura di ritrovare la Lazio in finale di Coppa Italia. Mesi amari, questi: si è passati dai pro e contro Luis Enrique agli zemaniani e antizemaniani, ai baldiniani e i sabatiniani. Il tutto, mentre la Roma veniva lasciata inesorabilmente indietro, sola, abbandonata al suo triste destino. Triste, come la faccia di Florenzi.