Tiziana Stefanelli: «Se mi invitate a Trigoria cucino io...»
25/02/2013 10:02
Ci dica la verità, quanto è stato difficile tenersi dentro un segreto così bello per così tanto tempo?
«Non molto. Il mio lavoro si basa sul segreto professionale, quindi ho fatto finta che anche Masterchef fosse un lavoro. Certo, le registrazioni sono finite il 27 luglio...».
Ma ad amici, colleghi e parenti, cosa ha raccontato?
«Mi sono inventata qualche calla (bugia, ndr). Ad alcuni colleghi ho detto che ero fuori Roma per conto di un'azienda. Solo fratelli, marito e figlia sapevano la verità, mentre al resto della famiglia ho raccontato che sarei arrivata quarta».
E invece, ha vinto. Pur avendo un'intera cucina contro.
«L'ho intesa subito come una gara individuale mentre gli altri, anche a telecamere spente, facevano squadra, forse temendomi. E questo forse ha creato il clima che si è potuto vedere».
Con chi è rimasta in contatto?
«Con Agnese e Suien, ma finito lo show tutti tornano alla loro vita e non c'è modo né tempo per sentirsi. Con la maggior parte del gruppo, però, i contatti si sono interrotti quasi subito».
C'è qualcosa di cui si è accorta solo vedendo le puntate?
«Non pensavo che Maurizio (l'altro finalista, ndr) sudasse così tanto. Qualcosa si intravedeva, ma non i fiumi di sudore che si sono visti in tv. E poi non pensavo che i confessionali fossero così "pesanti"».
Era così difficile confessarsi?
«Ci ho messo un mese per capire che bisognava parlare al presente perché le nostre parole venivano inserite nella puntata. Ho avuto la fortuna di avere un'autrice, Laura, che mi ha aiutato tanto. Mi sembrava di essere da uno psicologo: è stata preziosissima».
Qual è stato il segreto di Masterchef?
«Un format fantastico, congegnato benissimo, con dei professionisti di livello e un budget importante. Poi ha unito tantissime personalità diverse, e i giudici sono diventati presto dei personaggi per il loro modo di fare.
Nelle loro cucine, penso che quelle scene si vedano tutti i giorni».
Ma Tiziana è tifosa?
«Tifosa è una parola grossa. Simpatizzo per la Roma. Se c'è da passare un weekend fuori con la famiglia lo faccio, in tutti gli altri casi mi piazzo davanti alla tv. E Totti per la Roma è come Cracco per Masterchef».
Paragone importante, visto il suo rapporto con lo chef...
«Si sarebbe potuto evolvere anche senza quel famoso screzio, ma da quel giorno ci siamo capiti meglio. Vedevo Cracco come l'unica persona in grado di capirmi».
Che piatto cucinerebbe a Totti?
«Un menu completo. Si merita 15 portate, dal primo degli antipasti all'ultimo dei dolci».
Allo sceicco Al Qaddumi?
«Lo conquisterei con i dolci: preparerei la dacquoise di panforte con cui ho vinto l'invention test con il maestro Iginio Massari».
E ai laziali?
«Il raviolo con il tuorlo d'uovo cotto che per poco non mi fece uscire da Masterchef. Mi venne una schifezza».
Visto che siamo in tema di elezioni, ai politici cosa prepariamo?
«Non entro nel merito. Diciamo che si meriterebbero tutti un bel mappazzone».
E se a Trigoria un giorno volessero mangiare qualche piatto da ristorante stellato?
«Magari fosse. Tutti a tavola, a cucinare ci penso io».