12/03/2013 08:30
Roma in testa Nel gol di Udine c'è tutto: la punta che crea spazi (Totti), l'inserimento di un centrocampista (Florenzi), uno che arriva da dietro e segna (Lamela), altri due partiti dalle fasce (Torosidis e Marquinho) pronti a intervenire. Non fosse stato per la carambola su Brkic e la traversa, uno dei più piccoli avrebbe fatto centro di testa addirittura per la terza volta in campionato, la quarta stagionale, roba da manuale del modulo con una punta e più trequartisti alle spalle. Tre «capocciate» complessive (coppa compresa) come Osvaldo e Lamela, mentre Totti è il miglior uomo assist: il fatto che gli esterni seguano l'azione fino in area (anche se, con Marquinho più che Balzaretti, i cross arrivano soprattutto dalla fascia destra), invece, è uno dei pochi contatti tra le idee di Zeman e Andreazzoli.
Più equilibrio Il resto è agli antipodi. Con il boemo, sembrava ci fossero due squadre in una. La prima da scudetto; la seconda da Serie B. Con il toscano (oggi di rientro a Trigoria dopo due giorni in famiglia a Massa) le due fasi si sono bilanciate: è vero che cinque partite di Aurelio non sono rilevanti come le 23 di Zeman, ma il dato tende verso il basso. 1,8 gol segnati a partita (2,13 con Zeman), 1,4 subiti (1,82 nella precedente gestione). Fin qui tutti bei progressi. Poi scorri la classifica delle difese e la Roma non arriva mai: scendi, scendi, scendi, fino al 19° posto, 49 gol (peggio solo il Pescara). Il Milan, terzo, ne ha presi 17 in meno; l'Inter, sesta, si ferma a 37. E si spiega tutto. Compresa la difficoltà di Andreazzoli di dover rifare un reparto da zero ed evitare che tutto quel patrimonio lì davanti venga sperperato.