«Sempre meglio. Ogni giorno che passa mi convinco che, per me e per la mia famiglia, ho fatto la scelta giusta. Se avessi voluto fare un'esperienza di vita in un Paese più vicino all'Italia, e non parlo solo di distanza, avrei potuto accettare altre offerte. Ma volevo cambiare davvero. E qui ho trovato la migliore opportunità per farlo. Così si cresce, no?»
A otto mesi dalla sua partenza, cosa l'ha conquistata più dell'Australia e cosa le manca più dell'Italia?
«L'Italia è il mio Paese, mi manca, ma non vivo il trauma del distacco perché in Australia sto bene, e perché so che tornerò. Quello che non mi manca è una certa aggressività e maleducazione che purtroppo trovo molto diffusa non solo ma anche nel mondo del calcio, che poi è il mio mondo». (...)
Il numero dieci, nel calcio, è...? Ci dia la sua definizione...
«Il numero dieci è una categoria di giocatore, non è un numero di maglia. Per me è il giocatore che accende la passione e la fantasia della gente. Che poi è il bello del calcio».
Cosa pensa del fatto che la Juve non l'abbia assegnato?
«Ho sempre detto quello che penso: ritengo giusto che un bimbo oggi possa sognare di indossare quella maglia domani. Come ho fatto io, come hanno fatto altri prima di me. E mi auguro che qualcuno che lo meriti possa realizzare quel sogno. Sono sicuro che quando sarà il momento giusto, tutto questo accadrà».
In Italia, adesso, "il dieci" è Francesco Totti. Che ci dice del capitano giallorosso?
«La misura del valore di un giocatore si valuta anche dal valore dei suoi avversari. Lui lo è stato, per me. Un grande avversario e un grande compagno. Tra di noi c'è una stima che va oltre il campo, oltre le nostre storie personali. Chi ama il calcio non può non apprezzare uno come lui».
Juve e Roma sono rivali da sempre e a voi è capitato di contendervi una maglia azzurra, eppure siete sempre stati legati: il segreto?
«E' una cosa che riguarda le persone, prima che i calciatori. Nel nostro mondo per fortuna ci sono anche rapporti umani, oltre che professionali».
Le è capitato, guardando Totti da Sydney, di provare un pizzico di affettuosa invidia?
«Ammirazione sì. Invidia sinceramente no».
Cosa ha pensato, invece, nella notte in cui Giggs ha festeggiato mille presenze da professionista?
«Ho pensato che ho avuto la fortuna di giocarci contro, stringergli la mano da capitano e ricevere i suoi complimenti, che ovviamente ho ricambiato. E' una bandiera che appartiene a tutti, non solo allo United. Merito suo e di chi ha creduto e crede ancora in lui».
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Quanto è importante, per un attaccante, avere Pirlo in squadra?
«E' molto importante, non solo per un attaccante».
Il regista bianconero è stato candidato al Pallone d'Oro, però ha vinto di nuovo Messi: verdetti noiosi, oppure è giusto così?
«La rimando alla risposta sui numeri dieci. Uno così non ti fa stare seduto tranquillo, né allo stadio, né sul divano davanti alla tv. Normale che sia il più votato e il più premiato. Andrea e altri campioni meriterebbero il Pallone d'Oro, ma lo vince uno solo».
Chi è più grande: Maradona o la Pulce?
«E' come chiedere: vuoi più bene a papà o a mamma?»
Il miglior numero dieci di sempre?
«Sono cresciuto guardando e sognando Maradona, Platini, Zico. Non mi faccia scegliere». (...)